L’ultima volta che i Fleshgod Apocalypse si sono esibiti a Los Angeles era un lunedì sera. A quel concerto ci sono andate circa 600 persone. Di lunedì, lo ripetiamo. Di lunedì.
In Italia saremmo in grado di affollare una venue di lunedì sera? Probabilmente la risposta è “dipende dal gruppo”, ma probabilmente la risposta vera è “no”.
Il dibattito è sempre aperto e lo affrontiamo anche in apertura di questo report dal concerto di Roma (14/10) semplicemente per rimarcare quanto fortunati siamo e quanto poco ce ne accorgiamo.
I Fleshgod Apocalypse sono tra le pochissime eccellenze del metal italiano che ci riconoscono all’estero. Andarli a vedere dal vivo deve essere interiorizzato come dovere morale. Perchè al di là dei gusti personali, la band di Perugia offre uno spettacolo puro, una pulizia di suoni ed una perfezione artistica che deve essere vissuta con i propri occhi.
A distanza di due settimane ho avuto il piacere di vedere queste macchine da guerra dal vivo per due volte. Sapete cosa è cambiato? Solo la disposizione dei membri del gruppo sul palco.
Quello del Traffic di Roma è ben più piccolo di quello del Modena Metal Ink, eppure i Fleshgod sono stati capaci di ottimizzarne ogni singolo angolo; e parliamo di 6 membri con i rispettivi strumenti, tra cui il piano.
E’ capitato di sentire band che, al termine dello show, abbiano avuto da ridire sul poco spazio a disposizione sul palco. Per i Fleshgod non è stato mai un problema e già solo questo basta per dare la misura della professionalità di questa band che sa esattamente cosa fare e come farla.
A Roma ho sentito un ragazzo dire “A me il death metal fa schifo, ma questi, cazzo so’ bravi!”.
Sono macchine da guerra, è diverso.
Il pogo è violento. Sul volto un’espressione di soddisfazione, di follia. Un po’ come “l’amico che sorride sempre, ma in fondo ha tanta tristezza”.
Impossibile non farsi rapire dalle mimiche facciali di Riccardi o dal tocco ossessivo e maniacale di Ferrini. O ancora, dalla rabbia di Paoli che trivella lo stomaco, o da Rossi che quando si trova a tu per tu con “In Aeternum” puoi solo alzare le mani. Lo spettacolo è condito dai contributi ritmici e melodici di Trionfera, che quasi se la gioca con Riccardi in termini di espressività, ed ovviamente dalla presenza di Veronica Bordacchini e le sue linee liriche che conferiscono al lavoro dei Fleshgod Apocalypse quel senso di perfezione poco “cold” ed infinitamente vera.
Roma li ha amati. Per stessa ammissione di Tommaso Riccardi, la Capitale è un po’ la seconda casa dei Flesghod. Forse in molti non avevano ancora ascoltato per bene “King” l’ultimo album: li abbiamo visti precipitarsi al banco del merch per l’acquisto del cd dopo che la band ha suonato “The Fool”. Marco Mastrobuono (owner dei Kick Recordind Studio dove i FA hanno registrato l’album) ha avuto la menzione d’onore prima dell’ultimo brano. E lui ha alzato al cielo il vinile di “King” che aveva appena ritirato al banco.
Fleshgod Apocalypse’s setlist:
Marche Royale
In Aeternum
Healing Through War King
Pathfinder
Cold As perfection
The Violation
Prologue
Epilogue
The Fool
The Egoism
In honour of reason
Minotaur (The Wrath of Poseidon)
The Forsaking
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