Abbiamo avuto il piacere di intervistare i Folkstone in occasione della pubblicazione del loro nuovo singolo “Macerie”, un brano folk-rock in cui la base ritmica incalzante e l’armonia epica degli strumenti folk creano la giusta cornice di un testo diretto e crudo. Il pezzo è un grido di disperazione che piomba addosso quando si perdono le fondamenta della vita stessa, casa, famiglia, amici, ritrovandosi schiacciati in un ingranaggio che non lascia via d’uscita. Lo stesso grido che dà la spinta di sopravvivenza per continuare a sperare e combattere per ciò che amiamo. È questa la fotografia della realtà attuale che i Folkstone hanno voluto scattare e condividere con i propri fans. Un messaggio di amore ed unione che vada oltre la guerra, la politica e le mode del momento.
Dai vostri inizi nel 2004 con la demo “Briganti di Montagna” fino al recente annuncio della Reunion nel 2023, i Folkstone hanno attraversato molte fasi. Come descrivereste l’evoluzione della vostra musica e della vostra esperienza come band in questi anni?
È stata un’evoluzione naturale. Semplicemente seguiamo l’istinto e facciamo ciò che ci piace. Non abbiamo mai avuto bisogno di etichette o di seguire canoni dettati da un determinato genere. Ci sentiamo liberi di comporre sotto ogni punto di vista. Fare concerti è sempre stata la nostra spinta, il motore che ci ha portato avanti in questi anni. Perché se ci siamo come gruppo è perché ci sono persone che ascoltano ed accolgono la nostra musica. Per questo ci piace pensare che anche chi ci ascolta faccia parte della nostra vita.
“Macerie” è un brano che affronta temi molto intensi, come la perdita delle fondamenta della vita e la lotta per la sopravvivenza. Qual è stata l’ispirazione dietro questo singolo e cosa volete comunicare attraverso la vostra musica?
Il singolo è nato quasi per caso. Il testo è stato scritto più di un anno fa. Quando scoppiò la guerra in Ucraina la percezione della quotidianità assunse un’emozione diversa. Quella del rischio imminente, della fragilità delle nostre certezze su cui basiamo i nostri giorni. Abbiamo sempre visto le guerre scoppiare e perpetrare in tutto il mondo, ma mai come in quel momento abbiamo sentito una guerra tanto vicina con il rischio concreto che arrivasse a bussare proprio alle nostre case. Il messaggio è in realtà molto semplice. È un grido di disperazione di chi si trova schiacciato da un ingranaggio più grande di lui. La consapevolezza che da un giorno all’altro la vita possa esploderti in faccia in maniera violenta e questo grazie solo alla ferocia umana che non si ferma di fronte a nulla.
Come è stata l’esperienza di creare il videoclip di “Macerie”, che ritrae in modo potente la fragilità della vita e la lotta per la sopravvivenza? In che modo ritenete che l’aspetto visivo aggiunga significato alla vostra musica?
L’esperienza di creare il videoclip è stata forte e stimolante. Abbiamo “lavorato d’immagini”. Abbiamo pensato a come poter condividere l’idea di fondo che i luoghi della tua vita che hai nel cuore possano trasformarsi in un attimo in un cumulo di macerie, sotto cui possono giacere le persone che ami e per cui ti metteresti a combattere e scavare con le mani livide di speranza.
L’aspetto visivo crea un ulteriore ponte tra l’idea e l’immaginario che abbiamo del nostro pezzo soprattutto a livello di significato e le persone che lo ascoltano. È un ulteriore modo di comunicare ciò che vogliamo esprimere con le nostre parole e le nostre melodie, è un mezzo molto importante e potente per riuscire a stabilire un contatto in più tra musica e persone.
Nel 2019, avete annunciato l’ultimo tour e lo scioglimento della band. Cosa ha guidato questa decisione e come avete affrontato quei momenti finali durante gli ultimi concerti a Bergamo?
Quando ci siamo sciolti io e Roby avevamo deciso di appendere la musica al chiodo. Non avevamo in testa alcun progetto parallelo, né nulla che riguardasse la musica. In generale comunque tutti eravamo “svuotati” ed avevamo la testa troppo piena. Gli ultimi concerti sono stati adrenalinici e sinceramente una sorta di liberazione. Eravamo talmente stanchi che eravamo felici che tutto finisse. Quindi li abbiamo vissuti in piena consapevolezza e nessun rimpianto.
Dopo un periodo di pausa, avete annunciato la Reunion nel 2023 con un’esibizione al Metal Italia Festival. Come avete vissuto la calorosa risposta dei vostri fan?
È stata letteralmente un’esplosione di calore inaspettata, energia sincera allo stato puro. Sono state emozioni veramente forti che penso ricorderemo tutti per un bel po’ di tempo.
Con il nuovo singolo “Macerie” e i concerti annunciati a Roma, Firenze, Padova e Asti, sembrate pronti per un nuovo capitolo. Cosa possiamo aspettarci dal futuro dei Folkstone?
Non ti saprei proprio rispondere ad oggi. Le idee in cantiere ci sono, ma sono ancora allo stato embrionale. Ad oggi abbiamo solo voglia di suonare e come sempre seguire semplicemente l’impeto degli eventi che in questo momento sono fare bei concerti carichi ed energici.