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Furor Gallico: “Songs From The Earth”

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No, non chiamatelo semplicemente Folk Metal, “Songs From The Earth”, secondo album dei Furor Gallico, uscito per Scarlet Records, è molto di più.

Il primo full length aveva puntato decisamente i riflettori su una band di talento, questo follow-up non fa altro che rinforzare il già positivo giudizio sul loro operato. Non stiamo parlando di Folk Metal nella pura accezione del genere, perché la band lombarda riesce con questo nuovo capitolo ad inserire elementi che rendono la proposta decisamente più varia. “The Song Of The Earth” apre letteralmente le danze: è il violino a scandire le prime note, ma ben presto ad esso si unisce il resto degli strumenti, al fine di creare melodie di matrice Folk che trovano il giusto “controcanto” nelle liriche cavernose del singer Davide.

Le cornamuse di “Nemàin’s Breath” scandiscono il tema principale della traccia successiva, dando così vita ad un atmosfera più battagliera; interessante notare come gli strumenti popolari, quelli classici ed i “moderni” rivestano sempre il giusto ruolo, non sovrapponendosi tra loro, ma al contrario creando un tappeto musicale ben riuscito. Dinamicità ed idee ben sviluppate si materializzano in “Wild Jig Of Beltaine”, la quale colpisce soprattutto nella parte che vede gli strumenti acustici creare un sottobosco melodico per un’imperiosa e solenne parte recitata dal singer. Ne “La Notte Dei Cento Fuochi” prende forma il Folk made in Italy vero e proprio, dal momento che le linee vocali vengono cantate in italiano, come del resto accade in “Diluvio”, “Squass” ed “Eremita”, e lo spirito battagliero risorge con maggior vigore.

Proprio la già citata “Diluvio” è una delle sorprese che emergono dall’ascolto di “Songs Of The Earth”: stiamo parlando di una traccia molto “intima”, sussurrata e dalle melodie sognanti, almeno fino a quando i toni non vengono elevati da una progressione più energica, impossibile non cantarla a squarciagola. “Squass” è la seconda sorpresa: il basso di Marco tesse le trame di quello che sarà il tema portante, ma lo fa regalandoci sapori jazzati, che tornano ad affiorare nella parte conclusiva del brano: violino, basso e via via tutti gli altri strumenti si lanciano in un fraseggio che lascia sottintendere soltanto una cosa, ovvero che questi ragazzi ci sanno fare! Altra sorpresa: “Steam Over The Mountain”, brano che rimane impresso per il groove e le soluzioni davvero insolite per una Folk Metal band, decisamente ben riuscita. A concludere il disco ci pensa “Eremita”, qui i Furor Gallico tornano a serrare i ranghi e si chiude secondo tradizione: l’atmosfera è epica, sottolineata sia dai passaggi narrativi che dalle cavalcate che fanno perno su un solido double kick del batterista.

“Songs From The Earth” vede anche la partecipazione di alcuni ospiti: Federico Paulovich (Destrage) alla batteria, Luca Veroli (Diabula Rasa) alla cornamusa su “Nemain’s Breath” e “La Notte dei Cento Fuochi”, Simon Papa (MaterDea) voce femminile su “To the End” e Sergio Colleoni che ha contribuito con la direzione dei cori su “La Notte dei Cento Fuochi” e “The Song of the Earth”.

Un colpo ben assestato, non c’è altro da dire!