La notizia è di qualche giorno fa: i Gamma Ray hanno annunciato l’innesto in lineup di Frank Beck come elemento coadiuvante alla voce, ferma restando la presenza di Kai Hansen.
Tutto ok! Il buon Hansen sta bene, ma come la stessa band ha spiegato in un post, c’è bisogno di far riposare un po’ le sue corde vocali, visti gli anni di sforzi tra live e registrazioni. Kai è umano come tutti.
Una notizia che ci permette di indagare tra le voci del nostro panorama musicale per capire meglio determinate dinamiche. Ad esempio: È il destino di tutti i cantanti arrivare al punto di doversi far aiutare? Non sarebbe il caso di modellare il sound della band in favore delle esigenze del cantante? Si rischia di snaturare l’essenza di una band?
Abbiamo rivolto queste domande a tre singer d’eccezione: Federica Tringali, leader dei MadHouse, per avere un parere femminile e quindi avere anche una diversa prospettiva della questione; Damna degli Elvenking (ed Hell In The Club) che con Kai Hansen ha recentemente condiviso il palco in tour, oltre ad essere un suo grande fan; Gianbattista Jan Manenti (Love.Might.Kill), cantante del sideproject del batterista dei Gamma Ray, Michael Ehré, e che più si avvicina al genere in questione.
Ecco cosa ne pensano!
Cercare di dare un giudizio in merito a dei professionisti come i Gamma Ray è difficile perché dai grandi artisti si può solo imparare; proverò comunque a darti il mio parere.
Nella storia della musica, rock e metal in particolare, ci sono cantanti che portano avanti una carriera pluridecennale come Alice Cooper, Bruce Dickinson, Steven Tyler.. che hanno mantenuto il loro ruolo negli anni.
Il cantante è un po’ come le impronte digitali della band, costituisce uno dei primi elementi di riconoscibilità. Trovo pertanto che la band in fase compositiva debba creare una sorta di “abito musicale” su misura. Ritengo quindi più naturale modellare il sound in favore delle esigenze del cantante piuttosto che inserire una voce “sostitutiva o di appoggio”.
Il secondo cantante ha senso in quei progetti che nascono già con due voci come i Linkin Park o i Lacuna Coil ad esempio. Negli altri casi il progetto musicale dovrebbe adattarsi alla storia, alla natura e al divenire che lo aspetta senza snaturare ciò a cui il pubblico è abituato da anni come nel caso dei Gamma Ray che vede Kai Hansen al centro della band sia come chitarrista ma soprattutto come cantante da molto tempo”.
Damna (Elvenking, Hell In The Club)
Aver conosciuto Kai ed aver visto con quanta passione affronti il palco e la vita in tour mi fa credere che per lui questa non sia stata una decisione facile da prendere. Anche se nel caso specifico, i Gamma Ray sono una band che è nata con un altro cantante quindi non credo che questa cosa possa snaturare più di tanto la loro essenza. Insomma finché Kai sarà su quel palco, rimarranno sempre i Gamma Ray. Da fan un pochino mi dispiace però… come spesso accade, ci si affeziona a un’esatta immagine che ci si è fatti di una band (personalmente i tempi di Land of the Free rimangono il top) ed è quindi difficile accettare cambiamenti di questo tipo. Ma bisogna accettare il fatto che il tempo passa per tutti e in ogni caso sono sicuro che i Gamma saranno sempre super sul palco!
Da musicista ma soprattutto da cantante mi sento in qualche modo toccato dall’argomento. Non è sempre facile gestire la voce soprattutto in tour, dove gli sbalzi di temperatura, il numero dei concerti o la semplice voglia di fare un po’ di festa possono essere fatali per il cantante e possono quindi compromettere la riuscita di uno o più show. Io personalmente il peso di questa ‘responsabilità’ lo sento, anche se fortunatamente l’esperienza aiuta, ma i limiti fisici (e anche i limiti del proprio buon senso!) sono sempre dietro l’angolo!
In un senso ancora più ampio la cosa però fa effettivamente riflettere. Per fare l’esempio di un’altra band che mi sta molto a cuore, sto seguendo con grande dispiacere la ‘caduta’ vocale di Paul Stanley dei Kiss. Per me lui è un’ispirazione da sempre ma ormai mi chiedo perché non faccia qualcosa. O comunque come si senta a salire sul palco e fare tutta quella fatica a cantare. Ora sono sicuro che non tutti la penseranno come me, ma giuro che da fan, o anche solo da semplice spettatore di un concerto, preferirei cantasse mezzo concerto in playback se questo potesse aiutarlo. Quindi concludo dicendo che un aiuto (che sia un corista, piuttosto che qualche traccia in playback che comunque non snaturi il risultato) è assolutamente giustificato se permette alla band di continuare a realizzare show di qualità dove tutti gli aspetti di un concerto vengono valorizzati e rispettati allo stesso modo, e intendo sì la riuscita della performance stessa ma anche di tutto il resto, dall’aspetto scenico al semplice fatto di mostrare ai fan una line-up stabile ed affiatata. Se per farlo ci vuole un aiutino ben venga. Certo senza esagerare!”.
Jan Manenti (Love.Might.Kill.)
Di sicuro non è il destino di tutti i cantanti farsi aiutare…siamo un po’ come il vino: c’è chi invecchia e migliora, c’è chi diventa aceto, chi è sempre stato un Tavernello e chi cucina in base al vino che ha…
Di sicuro, a livello canoro, siamo noi che in gran parte della sostanza decidiamo il nostro futuro: la voce è uno strumento delicato, da curare, da mantenere, da accompagnare durante il percorso (senza cadere nell’ossessione, si può aver cura della voce anche se siamo Rock star to the bone!! Anzi, proprio per quello dobbiamo avere uno standard che non deve mai calare)…e purtroppo come in ogni cosa, non si può tornare indietro.
Non credo proprio che sia dovuto all’età…anche perchè ha solo 52 anni.
Penso che il modellare il sound della band sia una cosa possibile se fatta in maniera sensata (vedi. Deep Purple, Whitesnake, Europe, Mr.Big solo per citarne alcuni – almeno in studio) ma secondo me dipende tanto dal genere e dai temi trattati dalla band…
Probabilmente nessuno vorrebbe sentire Kai Hansen cantare un ottava sotto, con la chitarra pulita, magari in una canzone che parla di depressione esistenziale…i fans dei GR si aspettano del METAL FURENTE, NOTAZZE IN CASA DI DIO, PARTY, E TO THE METAAAAAAAAAAL!!…
Quindi, hanno fatto bene a prendere questa decisione e l’hanno presa in maniera perfetta: Frank si fonde totalmente con quella che è l’essenza della band…chiaramente ho avuto il piacere di conoscerlo, come dicono loro è davvero una bella persona…Mi raccontava che è sempre stato un fan dei Gamma Ray, e la cosa più bella appunto era vedere questo mix di “Incredulità, gratitudine, sogno e determinazione” che brillava negl’occhi.
Oltre che per questa bella energia che emana questo ragazzo, secondo me, hanno fatto bene ad integrarlo nella band anche perchè offrono di sicuro un aspetto vocale molto più interessante (come si dice in gergo…Frank spacca il culo) e chissà se dopo 25 anni ce la faranno ad accalappiarsi nuovi fans visto il “cambio di suono”…penso che di sicuro non perderanno i fans affezionati…
Tirando le somme: Kai ‘ngliela fa cchiù, ha voglia di divertirsi e saltare sul palco mentre suona la chitarra, fa cantare un po’ dei suoi brani ad un perfetto cantante Metal che ci mette anima e corpo (con un suono che si confà alla band), stanno anche bene e si sparano degli After show parties da paura – ‘nfa na piega: han vinto loro!”.