Era il 1993 quando i Great Master facevano il loro ingresso sulla scena principale, ma è nel 2009 che la band ritrova quella compattezza che la porta ad essere più incisiva all’interno del panorama. Una storia lunga e travagliata, fatta di personaggi che sono andati via e poi ritornati, toccando un primato: quello di aver dedicato la propria musica alla gloriosa Repubblica di Venezia. Tematica che trova spazio anche nell’ultimo album “Lion & Queen” (la recensione), di recente uscita via Underground Symphony.
L’intervista:
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Great Master sono una band con una lunga storia alle spalle, la formazione risale al 1993! A beneficio di chi non vi conoscesse, potreste indicarci le tappe salienti della vostra carriera?
Ciao Stefano e grazie di averci invitato sulle pagine di Metal in Italy! I Great Master nascono nel 1993 da un gruppo di amici per volontà del chitarrista leader Jahn Carlini. Nel 1994 fu prodotto il primo demo ma dopo pochi anni la band era già sciolta perché i vari componenti avevano imboccato strade diverse in altre band. Nel 1999 venne prodotto il secondo demo ma dei Great Master rimanevano solo Jahn e Max Bastasi. Da qui inizia un lungo periodo di inattività della band che terminerà solo nel 2008 anno in cui sempre Jahn e Max decidono di sistemare del vecchio materiale per preparare quello che sarà il vero debutto ufficiale dei Great Master, “Underworld”. Nel 2009 I Great Master firmano con Underground Symphony per la pubblicazione di Underworld. Possiamo quindi dire che ufficialmente la band rinasce nel 2009, perché da questo anno c’è la volontà di proseguire il cammino ricostituendo una line up per supportare il materiale nei live.
A gennaio del 2013 arriva il secondo album ufficiale intitolato “Serenissima”. Nel 2014 la band partecipa al tributo degli Heavy Load con il brano “The King”. E arriviamo al 2016 con l’uscita della nostra terza produzione, “Lion and Queen”.
Entriamo subito nel vivo della conversazione: “Lion And Queen” è il vostro terzo album, che segue “Serenissima” del 2013, lavoro ispirato alla Repubblica di Venezia. Con la nuova uscita quali sono i temi trattati? Vi è un filo conduttore tra i brani?
Innanzitutto, “Lion and Queen” non è un concept album. Possiamo suddividere l’album in due parti, per metà le canzoni trattano temi del nostro territorio regionale, il Veneto, per l’altra metà gli argomenti spaziano tra temi fantastico/fantascientifico tratti da film, libri e favole.
Alcuni pezzi come la traccia di apertura “Another Story” e la conclusiva “Lion and Queen” sono legati al precedente disco “Serenissima” in quanto con “Lion and Queen” si è deciso di concludere l’argomento “Venezia” dedicandogli ancora oltre la cover e qualche altra canzone come ultimo richiamo, dal prossimo disco si volterà pagina. Altri temi legati al territorio sono “Prayer in the Wind” che tratta il disastro del Vajont del 1963, “Mystic River”, la marcia dell’esercito italiano sul fiume Piave e “Holy Mountain” legata alle nostre spettacolari e imponenti Dolomiti.
Altri temi invece riguardano la storia di John Titor con “Traveller of Time”, un balzo tra le stelle con ”Stargate”, una vita in una dimensione parallela, “The Other Side”, la favola del magico arcobaleno con il tesoro nel punto in cui tocca la terra con “Walking on the Rainbow” e la storia dell’uomo più vecchio del mondo tratta dal film “L’uomo che venne dalla Terra” con “Oldest”.
Tutte le tracce sono pervase da un’epicità molto marcata, ci sono tante soluzioni melodiche di grande effetto, senza dimenticare il lato più Heavy. Come sono nate le composizioni? In che modo i membri della band hanno contribuito alla stesura?
Una delle caratteristiche del songwriting dei Great master è proprio questa, melodia ed epicità contornata da una potente base ritmica. La composizione di solito è fatta da Jahn per musica e testi e poi viene migliorata in sala prove con l’aggiunta delle parti e delle idee degli altri membri. Per ultima la voce, che inizialmente è presente solo in linea melodica e viene poi elaborata e migliorata da Max. Una volta decisa la linea della canzone viene registrata e solo successivamente Jahn trova le restanti linee melodiche con riff di chitarra secondari, quelli che pur stando dietro la voce e agli strumenti contribuiscono ad arricchire ulteriormente la melodia.
L’album ha, tra l’altro, numerosi ospiti, come sono nate queste collaborazioni e perché la scelta è ricaduta proprio su questi musicisti?
Per questo disco abbiamo deciso di far partecipare amici per arricchirlo musicalmente ma anche emotivamente. Infatti molte delle persone presenti ci son sempre state vicine, anche nei momenti difficili del gruppo e li abbiamo voluti nel disco per ricambiare il favore. Allora troverete SY voce degli Armonight, nostra cara amica che ci ha sempre offerto il suo aiuto, seguendoci e supportandoci anche live in alcune occasioni, SY ha duettato assieme a Max tra le strofe e ritornelli di “Walking on the Rainbow”.
Alessandro Battini dei Dark Horizon, ache lui nostro caro amico e compagno di etichetta si è occupato delle tastiere in generale tranne che per “Voices” della quale si è occupato Andreas Wimmer tastierista leader della symphonic power metal band tedesca Final Chapter, grande musicista che abbiamo sempre stimato e che è riuscito ad arrangiare una grande traccia che fa da intro al disco.
Il resto degli ospiti sono presenti perché abbiamo dovuto sopperire alla mancanza del chitarrista solista Daniele Vanin, che è uscito dalla band poco prima di entrare in studio, per registrare l’album. Al suo posto siamo riusciti a metter su una squadra veramente vincente che ha contribuito a potenziare molto “Lion and Queen”, con dei bellissimi assoli. Troviamo quindi Francesco Russo chitarrista della storica power metal band italiana Shadows of Steel, che ha suonato su metà dei brani del disco, con degli assoli al fulmicotone. Su un paio di canzoni ha messo la sua firma lo stesso Simone Mularoni produttore del disco nei suoi Domination Studio. “Mystic River” che è il brano più lungo del disco e vede gli assoli di ben tre chitarristi, il già nominato Francesco Russo, Daniele Genugu leader dei King Wraith (altra band della nostra etichetta Underground Symphony) e Shuai Xia, il nostro nostro ultimo acquisto in line up alla chitarra solista. In extremis siamo riusciti a farlo partecipare al disco su tre pezzi.
“Lion And Queen” si conclude proprio con la traccia omonima, si tratta del brano che rappresenta al meglio la release?
Sicuramente è una delle tracce più accattivanti ma non è la sola. “Lion and Queen” è la traccia con cui si è voluto chiudere il percorso iniziato con Serenissima riguardante il nostro tributo alla Repubblica di Venezia. Questo argomento è stato apprezzato da moltissima gente, che anche per la sola curiosità si è spinta ad ascoltare i nostri pezzi e da allora ha continuato a seguirci e a sostenerci. E’ stato un argomento vincente e noi siamo orgogliosi di esser stata la prima metal band a dedicare un album intero e parte dell’ultimo a questo tema. Questa canzone è la rivisitazione in chiave fantasy della storia di Venezia, raffigurata dalla Regina, dal Leone come suo simbolo e dal Mare, elemento essenziale per creare un’unità con gli altri due. Poi figurativamente è rappresentata dall’artwork del disco.
Nel corso della vostra carriera c’è stato anche un lungo periodo di pausa, qual è stata la scintilla che ha fatto rinvigorire la fiamma dei Great Master?
Dopo il 1999 la band era palesemente inesistente, anche il chitarrista leader e fondatore suonava tutt’altro genere e i Great Master erano solo un ricordo del passato. Dopo 10 anni, Jahn decise di tornare al metal, stanco di suonare un genere musicale che non sentiva suo e che non gli dava quell’energia necessaria a completarlo come musicista. Decise allora di sistemare un po di vecchio materiale scritto dopo il 2000 e di presentarlo a qualche etichetta per vedere se ci potevano essere i margini, per la firma di un contratto e uscire con un full lenght. A questo punto rientra in gioco lo storico cantante dei Great Master Max Bastasi, con il quale l’album viene completato. Alla chitarra solista si presenterà un nostro vecchio amico, Marco Manente, ottimo chitarrista e leader dei Drifting Mines. Con l’entusiasmo scaturito dall’uscita del nostro primo full lenght ufficiale, abbiamo ritrovato il giusto slancio per rimettersi in carreggiata, da questo momento sono risorti gli attuali Great Master.
Un album generalmente deve soddisfare i musicisti che infondo la vita alle varie tracce, ma si cerca anche di “soddisfare” il palato di chi dovrà poi ascoltarlo. In che misura queste due componenti influiscono sul vostro songwriting?
Si cerca di trovare sempre un compromesso il più delle volte dal lato tecnico, ma alla fine si fa sempre ciò che piace di più alla band e che crediamo sia la cosa più giusta. Di metal non si vive quindi bisogna cercare di divertirsi con ciò che piace di più. Tante volte arrivano consensi da chi ci sostiene o da chi ci ha scoperto nel corso degli anni, altre volte no. Ogni critica deve essere analizzata intelligentemente per cercare di migliorarsi sempre e progredire musicalmente. Poi ci sono gli “estremisti”, ma qua possiamo solo che metterci una pietra sopra perché tanti lo fanno per ritorsione, per invidia, o perché sono abituati ad ascoltare tutt’altro genere. Siamo una band modesta e per noi è già una gran soddisfazione ricevere messaggi di complimenti per quello che siamo riusciti a fare fino ad oggi, ascoltiamo sempre i consigli di chi ci segue e finchè continueranno ad arrivare consensi, proseguiremo dritti per questa strada.
Con oltre 20 anni di esperienza avrete sicuramente osservato la scena italiana nelle varie sfaccettature, in che modo è cambiato il modo di fare musica? Qual è secondo voi lo stato di salute della musica nel nostro Paese?
Molti dicono che la scena italiana non esiste, non siamo d’accordo con questa affermazione. Possiamo dire che non è mai stata molto coesa certo, ma le band non mancano e forse l’errore è stato quello di proseguire il cammino ognuno per conto proprio senza cercare nessuna collaborazione. Ora però con l’avvento della rete i legami son più vicini anche se siamo sempre lontani da situazioni come nei paesi nordici dove sono nati dei veri movimenti. Tuttavia un po di unione sta nascendo anche qui, lo confermano i festival estivi dove ci si ritrova il più delle volte, o le collaborazioni che nascono per amicizia nei dischi. Permane però un pizzico di ostilità derivante dalle diverse “casate” dove sono attestate le band. Per dirla nello specifico, la rivalità fra etichette discografiche a volte va ad influire anche con la collaborazione fra band. Certo se tutte le band fossero di un’unica grande etichetta il problema sarebbe risolto, ma attualmente il metal è suddiviso fra tante piccole e medie label, sia a livello italiano che estero, che si tirano dietro dissapori nati negl’anni. Viste le vendite ormai ridotte all’osso, potrebbero anche mettere da parte certe ostilità e vivere serenamente, ne gioverebbe tutto il sistema.
Quali sono i vostri progetti per il futuro? Oltre ovviamente al supporto per la nuova release, avete qualcosa in cantiere?
Per il futuro ci stiamo concentrando sull’aspetto live, in quanto una grossa mancanza per la band è stata proprio questa cosa. Con gli infiniti problemi di line up che della band, non abbiamo mai potuto realizzare tour impegnativi o di un certo spessore. Cercheremo di programmare diverse date per supportare live il nostro ultimo lavoro, visto che essendo il terzo disco, il materiale per uno show non manca di certo.
Inizieremo anche a lavorare al quarto disco, per non far passare molto tempo dall’attuale release. Ci piacerebbe realizzare un formato in edizione limitata in vinile e se riusciremo a raccogliere del buon materiale, sarebbe bello relaizzare la nostra prima produzione live.
Bene ragazzi, grazie per disponibilità. A voi le ultime parole per concludere l’intervista!
Un grandissimo ringraziamento a Metal in Italy per averci dato la possibilità di apparire sulle vostre pagine, così che anche i vostri lettori possano conoscerci e scoprirci.
Invitiamo tutti coloro che ancora non ci conoscono ad ascoltare il nostro ultimo lavoro “Lion and Queen”, rilasciato da Underground Symphony a giugno 2016 e se poi dovesse piacervi, vi invitiamo a venirci a trovare e a scambiare due chiacchiere sulla nostra pagina Facebook.