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Hands Of Orlac: “Figli Del Crepuscolo” – Recensione

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Gli Hands Of Orlac, band romana di nascita, ma trapiantata in Svezia, presentano un lavoro dalle atmosfere sonore horror doom e di stampo stilistico dai caratteri heavy, che spaziano attraverso elementi progressive. Con questo “Figli Del Crepuscolo”, terzo lavoro, se mettiamo in conto anche l’ep d’esordio, la band incentra il proprio sound su caratteristiche spiccatamente occult-doom che risultano di assoluta eccellenza. Come accennato, alla base doom old school, non mancano innesti di rimando prog, il tutto portato sublimamente a compimento da esecuzioni personali ed interpretazioni vocali oscure, ma timbricamente chiare e valide, della singer The Sorceress.

La partenza è affidata all’ intro “I Figli Del Crepuscolo”, breve track che racchiude sonorità oscure di rimando settantiano; qui le tastiere sembrano estrapolate da un lavoro dei mitici Goblin, ricordati da tutti per la colonna sonora del film di Dario Argento “Profondo Rosso”. Segue il pezzo “Last Fatal Drop”, composizione dalla base tecnica in perfetto sitle heavy anni ’80, che può ricordare le sonorità già portate a compimento dai Mercyful Fate in un passato che appare ormai lontano. Ad effetto, come detto in precedenza, risulta l’interpretazione vocale che si erge su parti strumentali molto accattivanti, condite, in tal caso, da intarsi di flauto, eseguiti dalla singer The Sorceress, i quali incorniciano perfettamente l’ambient di matrice horror. Scorrendo l’album troviamo la perla doom old school “Burning”; si tratta di una composizione che, strumentalmente, racchiude a pieno l’essenza di tal genere, sia per le parti ritmiche che per quanto concerne l’esecuzione e l’interpretazione. In tale frangente, dopo l’avvio dal sapore hard rock, di richiamo ai Cathedral, il brano si sviluppa, senza mai abbandonare l’impostazione heavy, su lidi sonori più cadenzati. Lodabile, ancora una volta, è l’interpretazione vocale.

Con “A Coin In The Heart” sembra quasi di essere catapultati in un film horror, in cui frasi ed interpretazioni sceniche vengono raffiguarate da una composizione a metà tra lo stile maideniano ed un’ interpretazione che pare ricordare gli Alunah, altra band doom dotata di una donzella al reparto vocale. Da sottolineare, verso la metà del brano, le parentesi degli intermezzi di chiaro stampo Candlemass, nonchè le parti soliste di chitarra. Con la song “Noctua”, la musica cambia e si dirige verso lidi maggiormente introspettivi. Anche qui la presenza del flauto va a condire una composizione dal chiaro rimando heavy di maideniana memoria, arricchita da intarsi espressivi che possono ricordare gli Angel Witch. A questi ultimi elementi vengono aggiunti, a loro volta, stacchi ritmici sincopati, fino al punto in cui le ritmiche di batteria e di basso cambiano e fungono da introduzione alla parte finale del pezzo, insieme ad esecuzioni soliste di chitarra dal carattere settantiano. L’ascolto di “A Ghost Story” non può che incantare chi ama le sonorità pesanti e le ritmiche lente che maggiormente hanno caratterizzato il doom dagli anni ’90 in poi. Nel secondo terzo della composizione i nostri stravolgono il brano con un’accelerata improvvisa, condita da assoli, cavalcate in stampo Iron Maiden e da belle ed azzeccate parti vocali. Questo brano presenta, per altro, delle linee melodiche e vocali, che unite ancora una volta all’interpretazione della singer, fanno di tale traccia un’altra perla dell’album.

La chiusura dell’ intero lavoro è nelle mani di “Mill Of The Stone Women” e gli Hands Of Orlac non potevano scegliere brano migliore per chiudere questo autentico capolavoro. Fin dalla prima nota l’essenza compositiva sembra essere tirata fuori dai meandri sonori di Sabbathiana memoria, in cui si avvertono, di colpo, intermezzi progressivi conditi da improvvisi assoli dal sapore hard rock. Neanche a dirlo è ottima l’interpretazione della “sacerdotessa” The Sorceress.

Per coloro che, come il sottoscritto, amano il doom e lo reputano ben più di un genere musicale, ma quasi una religione, in tutte le sue sfaccettature stilistiche, “I Figli Del Crepuscolo” rappresenta, senza ombra di dubbio, una grandiosa e convincente opera. Questa band ha saputo dimostrare un’elevata preparazione tecnica ed espressiva, mettendo in pratica, in maniera esemplare, tutti i vari aspetti sperimentati in tale lavoro e che il doom racchiude nelle sue svariate forme. Oltre alle ottime capacità compositive, esecutive ed espressive, va fatto un plauso alle sonorità, portate a pieno compimento da una produzione di alto tasso tecnico. Da ascoltare e godere.