L’intento è quello di generare paura, terrore, oltre a lasciare per terra morti e feriti.
L’attentato alla Manchester Arena ha scosso nuovamente il mondo della musica, già provato dai recenti lutti che nulla hanno a che fare con il terrorismo, ma anche con i terribili ricordi, ancora nitidi, di quanto successo il 13 novembre 2015 al Bataclàn di Parigi.
Alessandro Del Vecchio, tastierista degli Hardline, dopo il meraviglioso concerto di domenica scorsa al Circolo Colony di Brescia, si trova con la band proprio in Inghilterra. La tensione è palpabile, la paura c’è, è indubbio, ma nonostante tutto non si vuole perdere la forza di abbattere il muro della psicosi. Per questo motivo, al pubblico inglese, gli Hardline hanno fatto una dedica molto speciale.
Ciao Alessandro. Siete arrivati in Inghilterra a poche ore dall’attentato alla Manchester Arena. Che clima si respira?
Siamo atterrati ieri, partendo da Malpensa a poche ore dall’attentato di Manchester. Sinceramente il clima era teso sia a Milano che qua. I controlli sono stati di routine, più sui visti lavorativi che altro, ma si è notato che ci fosse comunque più tensione e attenzione rispetto a giorni di quiete. Oltre ai viaggi e ai controlli in aeroporto, non ho visto nulla di diverso anche perché la vita deve continuare e in questo gli inglesi sanno meglio di tutti gli altri, avendo avuto a che fare con l’IRA, come affrontare i giorni dopo un attentato.
Hai avuto anche modo di parlare con i fan del posto dell’argomento e capire se è reale la paura di andare ai concerti?
La paura di andare ai concerti c’è. Forse una situazione come la nostra con meno di un migliaio di persone fa meno paura. Anche se il Bataclan dovrebbe ricordarci che non ci sono gli attentati solo nelle arene, ma potrebbe realmente succedere ovunque. Ma la paura dovrebbe esserci anche di andare al parco, a messa, al mercato, a fotografarsi al duomo, a prendere il treno per lavoro e così via. E’ la psicosi il risultato che vorrebbero ottenere, ma è anche utopico che ci si chiuda in casa completamente e si smetta di vivere. Forse quello sarebbe davvero il più grande attentato e dargliela vinta sarebbe letale come sconfitta.
In questi casi, la musica cosa può fare?
La musica deve fare quello per cui la musica è nata: intrattenere e far amare la bellezza. Ci sono due reazioni possibili. Rispondere alle armi o mostrare la bellezza della vita. Io sono Alessandro Del Vecchio e noi siamo gli Hardline. Non abbiamo armi e non sappiamo manco cosa sia realmente l’intelligence. L’unico modo in cui un musicista come me può reagire è continuare a mostrare la bellezza della vita e mostrare quanto la musica sia esaltazione della magnificenza di questo mondo. Ieri sera abbiamo visto occhi pieni di lacrime e sorrisi di speranza quando abbiamo dedicato “Human Nature” a tutti coloro che han deciso di uscire di casa comunque, dando un segno forte di reazione a favore della vita e dell’amore. La nostra natura può essere maligna perché viviamo in un mondo che sta perdendo i valori, ma siamo programmati per vivere, quindi per rendere omaggio al dono del respiro e dell’essere parte di un universo molto più grande di noi. Imparassimo ad essere meno distratti da quello che ci dicono e vivessimo per noi, impareremmo ad attaccarci alla vita e non a sprecarla in quel mondo. Mi auguro che la musica, quale messaggio universale, possa davvero cambiare le cose in tal senso.