Gli Haze sono un duo Post-Progressive con 20 anni di esperienza alle spalle. In vista dell’uscita del nuovo album “Sciami Di Libellule”, ne abbiamo approfondito con la band sia l’aspetto musicale che quello tematico.
Ciao ragazzi, benvenuti su Metal In Italy! Gli Haze sono attivi dal 1997, dalla nascita ad oggi sono tanti i momenti salienti della vostra carriera, potreste presentarvi ai nostri lettori?
Sì, sono passati 20 anni e, come dice la prima strofa di “Presenze”, che sarà uno dei brani remixati che arriva dal passato, “Tutto da capo, siamo tornati qui” e quindi siamo tornati. Un annetto fa circa avevamo deciso in sordina di chiudere tutto con il brano e video di “Ombre di Polvere”, per abbandonare il tutto con quel ricordo… ma la situazione ci è sfuggita dalle mani e ora ci troviamo a chiudere il terzo cd iniziando a lavorare sul quarto.. . Questi siamo noi!
La band è costituita da due membri, come nascono le vostre composizioni? Chi si occupa della stesura dei brani?
I brani solitamente partono da un percorso di ricerca, fatto di nottate alla ricerca di approfondimenti su argomenti che in quel periodo mi affascinano o mi interessano, perché sono argomenti del momento, ed inizio ad abbozzare alcuni brani. Altri li chiudo ancora prima di sapere cosa canterà Giuseppe, tanto poi si incastreranno alla perfezione, succede spesso… poi passo lo scettro a Giuseppe, che inizia a lavorare sui testi e le melodie; da lì ci troviamo per le metriche, gli arrangiamenti che cerchiamo di rendere meno superficiali possibile, rendendone anche difficile l’ascolto a volte, in modo da continuare questo filo d’oro di ricerca. Anche nelle metriche e negli incastri melodici ci complichiamo le cose, fino a quando diciamo “sì, questa è quella giusta!”.
Voi affermate: “Mettiamo in scena quello che la maggior parte delle persone ignora per paura”. Cosa intendete con questa affermazione? Quali sono le paure più frequenti al giorno d’oggi?
La ricerca è prettamente interiore, quindi si parla da subito di “mostri che abbiamo dentro”, quelli che poi ci fanno vagare senza ragione su facebook ad additare chiunque per sentirci sollevati, perché non siamo noi gli artefici del fatto in questione. La paura più grande, ma credo da sempre, è il confronto con se stessi, perché li ci si accorge che si è responsabili di tutto ciò che ci circonda e non abbiamo scuse se non appunto additare criticare gli altri per evitare di guardare noi. Questo non fa altro che complicare di più le cose, nascondersi dietro gli altri diventa un vizio che ci rende tutti soli, anche in casa. Il sentirsi in dovere di sapere più degli altri, avere la ragione per forza, il dover essere i migliori, queste cose ci fanno diventare dei mostri in mezzo ai mostri e i mostri fanno paura.
Solitamente i musicisti preferiscono non catalogare la propria musica all’interno di confini ben definiti, ma se doveste descrivere il sound degli Haze, quali termini usereste?
Musica Introspettivaevolutivainmutamento..tutto attaccato dà più l’ idea di cosa si intende. Come già dicevamo, non ci poniamo limiti a seconda dell’argomento che trattiamo, pur ruotando di base intorno al Metal. Se un brano richiede dei synth e una cassa in quattro, lo facciamo con base dance. Nel prossimo album abbiamo un brano che tratta di abduction aliene e, siccome l’argomento è trattato tipo “posseduti è bello” J, no all’esorcismo, sì alla convivenza, in un corpo c’è spazio per tutti, basta darsi delle regole… come in un condominio no?”J”, il brano, è assolutamente stravagante, un po’ The Cure, un po’ Depeche Mode, il giusto contenitore per quel testo. Un allegro andante, diciamo “J fatti possedere anche tu e non sarai mai solo!”.
La musica porta con sé un messaggio, come tale ha un mittente, i musicisti, ed un destinatario, ovvero il pubblico. A chi rivolgete il vostro messaggio?
Ci rivolgiamo a chi ci vuole ascoltare, molto semplicemente, ci piacerebbe che ai nostri live, prima e dopo il concerto, la gente parlasse condividendo esperienze delle più strane, che si mettesse a discutere sui concetti dei testi. A noi non interessa avere un giudizio o sentirci dire bravi, non si tratta solo di musica fine a sè stessa, vorremo che chi ci ascolta andasse oltre, si facesse domande e ricercasse da dove arrivano i pensieri, i concetti racchiusi nei testi. Vorremmo che fosse un pubblico, come dire, “saggio” J.
Cosa rappresenta per voi il “Libero Arbitrio”?
Il libero arbitrio, a parte il concetto teologico o filosofico, rappresenta la perseverante e illuminante VOLONTA’ insita nell’uomo e, di conseguenza, l’abilità nella concretizzazione nelle scelte in senso generale. In fondo è un meccanismo con cui si traccia un identikit di ogni singolo essere umano. Un po’ come facebook…
State lavorando ad una nuova release, a che punto sono i lavori e cosa dobbiamo aspettarci? Ci saranno delle novità rispetto al passato?
Si, stiamo lavorando al mix di “Sciami di libellule”, ancora qualche voce da sistemare perché saranno molto più complesse le parti cantate anche tecnicamente. Ci sarà anche in questo caso Imane El Baladi a fare i cori, è la ragazza che si vede nei video di “Shock In My Town” e “Madre Tubo”. Novità? Elisabetta Bosio al violino! Abbiamo usato il violino in diversi brani, anche solo per il significato che lo strumento racchiude in sé. Anche il flauto di legno, c’era assolutamente bisogno di legno e magia. “Sciami di libellule” è un cd iniziatico-spirituale, è un po’ l’allontanarsi dal mostro interiore, una presa di coscienza, un iniziare ad uscire dal guscio, una rinascita, un rito, una iniziazione di purificazione inevitabile per continuare l’evoluzione.
Voi siete sulla scena dagli anni ’90, quali sono secondo voi le differenze tra la vostra generazione ed i musicisti più giovani?
Non credo nella differenza temporale quando si parla di arte, ci sono ragazzini giovanissimi di talento che suonano e ascoltano Deep Purple e Led Zeppelin, che sono storia anche per noi… quindi due estremi completamente invertiti: noi partiamo da Metallica, Megadeth, Slayer ecc. Forse l’unica differenza è che noi avevamo band di riferimento, che erano le stesse che avevano in qualche modo inventato il genere che suonavano, ora c’è rimasto poco da inventare, si può contaminare o mescolare… quello si… ma inventare un genere nuovo, soprattutto nel rock, non so. Dopo il grunge la vedo più che esplorata la scena Rock. Poi non si può mai dire!
Credete che con i social e le moderne tecnologie si badi più all’apparenza che alla sostanza? In riferimento sempre al contesto musicale…
Se si cerca sostanza la si trova, ma non è più per tutti. Si ritorna al discorso della ricerca per levarsi un po’ di superficialità dalla testa. Ho da poco sentito “Eros & Thanatos” dei Syndone ed è un disco fantastico sotto tutti gli aspetti, ma non è per tutti. Diciamo che è sempre la consapevolezza con cui uno usa la tecnologia che fa la differenza: chi cerca l’apparenza trova l’apparenza per riflesso di sé stesso, quindi non saprebbe in ogni caso riconoscere la sostanza, vedrebbe un buco nero, è tutto molto matematico. Come dico sempre io, non è l’arma ad essere pericolosa, è l’uomo che la impugna. Ora sui social trovi tutto, ma veramente tutto. Serena, la ragazza che interpreta la parte “buona” nel video di “Libero Arbitrio”, ascolta pop coreano, prima di internet queste cose non si potevano fare. Come potevi trovare pop coreano gratis, seduto ad una scrivana!? “J” E’ la conferma che c’è veramente tutto a portata di mano… scegliere l’apparenza o la sostanza in questo caso è il libero arbitrio.