Andiamo subito al sodo: se gli Hell In The Club vi avevano entusiasmato con il loro album d’esordio “Let The Games Begin”, datato 2011, con questo follow up dal titolo “Devil On My Shoulder” non smetterete un attimo di assorbire dosi di adrenalina pura dalla prima all’ultima nota.
La band di Davide Damna Moras (Elvenking) e soci è dedita ad un Hard Rock che strizza, palesemente, l’occhio al Glam Rock più spinto e sfrontato, dando così vita ad un prodotto che vi farà saltare sulla sedia lungo tutte le tredici tracce che ne compongono la tracklist. Ascoltandolo appare subito chiaro che la formula è davvero azzeccata: da una parte abbiamo brani che sprizzano dinamicità e potenza da ogni nota ed altri più riflessivi e sing along, facendo sì che ci sia una giusta alternanza tra le diverse emozioni che emergono.
Procediamo con ordine. Ad aprire le danze ci pensa “Bare Hands” ed è subito velocità che viene incrementata da un’accelerazione costante, gli arrangiamenti della chitarra di Andrea Piccardi appaiono sin da subito molto curati, le variazioni che prendono forma su di un tappeto ritmico incalzante sono eccellenti, così come le parti soliste, è Rock puro al 100%; stesso dicasi per il chorus della traccia, impossibile non seguire le linee melodiche del già citato Davide. Segue la titletrack, “Devil On My Shoulder” è la colonna sonora perfetta per una corsa, per allenarsi con vigore, per fare qualunque cosa necessiti di una carica esplosiva, anche qui gioca un ruolo fondamentale il ritornello, catchy e dal groove irresistibile. Si prosegue con “Beware Of The Candyman” e la velocità continua a salire vertiginosamente, un Rockabilly di altri tempi rivisitato ed ipervitaminizzato.
Con “Proud” i toni vengono stemperati, ci troviamo difronte ad una power ballad anni ’80, dotata di buona personalità e carica di un background Pop Rock tipico di quegli anni. Il tempo per respirare termina ben presto, perché il treno riprende la sua corsa con “Whore Paint”, un diretto che non fa fermate; la seguente “Pole Dancer” riscalda ancora di più l’atmosfera ed è chiaro che fino alla fine “Devil On My Shoulder” continuerà a riservare sorprese, particolarmente azzeccata la parte solista di chitarra. Particolarmente ariosa “We Are The Ones”, una traccia che farebbe invidia ad acts ben più blasonati, riuscitissima l’accoppiata chitarra distorta che fa il paio con quella acustica, così come lo stacco centrale che vede l’onnipresente Andrea Piccardi sostenere la voce di Davide in un crescendo che vede unirsi man mano il resto degli strumenti, pianoforte compreso, che portano alle battute finali di una delle tracce migliori. Tra le altre occorre citare “Save Me”, l’abrasiva “Toxic Love” e la sognante “Muse”, un brano introspettivo che riesce a toccare le corde dell’anima.
“Devil On My Shoulder” è un album davvero azzeccato che piacerà agli amanti dell’Hard Rock targato 2014, perfetto per infuocate performance dal vivo, alle quali i Nostri non mancheranno di dar vita.