Dategli un piatto di spaghetti aglio e olio, un buon bicchiere di vino (di Lanciano, possibilmente) e sono perdutamente vostri!
Gli Hybrid Circle sono sei ragazzacci abruzzesi che hanno trovato nella musica lo sfogo migliore, quando a tavola non c’è la pasta, ovvio. Nel 2014 è uscito “A Matter Of Faith” (la recensione), il secondo album in carriera, ma tanto è bastato per permettere alla band di girare l’Europa al fianco di grandi nomi.
Ora è tempo di focalizzarsi su nuove prospettive.
Metal In Italy li ha intervistati!
Salve ragazzi, benvenuti su Metal In Italy! Per iniziare questa intervista vi chiedo di introdurre la band ai nostri lettori. Dove nascono gli Hybrid Circle? Quali sono le tappe fondamentali della vostra carriera?
Ciao ragazzi, è sempre bello dedicare del tempo a Voi e a tutti i lettori appassionati di musica. Gli Hybrid Circle sono un progetto nato nel 2010 dalle ceneri di una vecchia formazione. Siamo abruzzesi (forti e gentili, come dice un famoso detto) di Lanciano (Chieti). E’ un paese piccolo, ma il vino è buono. Abbiamo già pubblicato due album: “Before History” nel 2012 e “A Matter Of Faith” nel 2014, appunto, l’oggetto di questa intervista. Grazie a questi dischi abbiamo avuto l’opportunità di suonare molto in giro per l’Europa (Russia, Ucraina, Belgio, Olanda, Bielorussia e Italia, ovviamente) spalleggiando anche grandi nomi come Hypocrisy, Hatesphere, Grave, Protest The Hero, Monuments, Darkest Hour, Arch Enemy.
“A Matter Of Faith” è ormai fuori da qualche mese, che feedback avete avuto dai vostri fans? Intendo sia dall’ascolto
casalingo che in sede live…
I risultati sono andati e stanno continuando ad andare oltre ogni più ottimistica previsione. La decisione di andare “gratis” con la distribuzione ci ha nettamente premiati, anche se all’inizio eravamo un po “scettici” rispetto a questa scelta. Sai, ne corrono di pregiudizi sugli album gratuiti! Però è anche vero che con il mercato attuale è difficile vendere un prodotto per un gruppo emergente, quindi, tornando al discorso del “gratis”, in tantissimi ci hanno scoperto e hanno deciso di donare qualcosa a supporto degli Hybrid Circle. Ci abbiamo guadagnato di più regalandolo che non vendendolo.
“A Matter Of Faith”, è una questione di…fede, fiducia, lealtà, concettualmente come dobbiamo interpretare il titolo dell’album e le tematiche trattate nei vari brani?
“A Matter Of Faith”, come hai sottolineato, significa “Una questione di fede” e la copertina del disco ci può aiutare a comprendere questo concetto: Sam Hayles ha curato l’intero artwork e ha condiviso pienamente con noi la visione di un Dio tecnologico in cui l’uomo confida, ed effettivamente è la condizione in cui ci troviamo nei giorni attuali. E’ stato molto eccitante lavorare con una persona che è riuscita a immedesimarsi completamente nei nostri pensieri, nelle nostre “allucinazioni”. Quando abbiamo visto l’idea della copertina il nostro cuore ha avuto un sussulto di emozione. Purtroppo per noi non è facile rappresentare in arte visiva un intero concetto, d’altronde facciamo un altro mestiere. “A Matter Of Faith” significa che la fede verso il progresso è lecita a patto che non ci renda pigri nei pensieri, nelle azioni, nel nostro stile di vita, perché il pericolo dell’eccesso è il regresso. L’automa ha in mano la Terra, lo guarda in maniera quasi malinconica come a voler dire “non costringetemi a resettare questo pianeta”. Cerchiamo di essere razionali, dovremmo essere i padroni di quello che creiamo.
Il vostro sound è profondamente proiettato verso il futuro, non solo per la componente elettronica, ma anche per le atmosfere che riuscite a creare, si ha la sensazione di essere in un mondo cibernetico, ma con uno sguardo rivolto verso il passato (Son Of Galileo).
Come definireste la musica degli Hybrid Circle?
La nostra musica è profondamente influenzata dalla tematica, dalle nostre letture, ma allo stesso tempo è violentata dalle nostre contaminazioni di genere e con questa domanda posso confermarti quello che ti ho detto precedentemente: la nostra musica è il risultato delle nostre “allucinazioni” mentali. Personalmente posso dirti che amo pensare al futuro non dimenticando il passato e penso che questa sia la formula giusta. Il passato ci offre le giuste istruzioni per affrontare le nuove idee. Per quanto riguarda il lato più “tecnico” della risposta ci piace definire la nostra musica come “Post-Prog”: progressive concepita non dal punto di vista virtuoso ma da quello concettuale, cioè, legare quante più influenze in un impasto omogeneo e lineare.
Personalmente sono stato colpito da diversi aspetti: il lato più aggressivo è costantemente rabbioso ed adrenalinico, ma allo stesso tempo ci sono delle aperture melodiche che distendono la tensione creata e stemperano i toni, quali sono a vostro avviso i punti forti del vostro songwriting?
Il nostro punto forte è sicuramente la capacità di legare molti generi in uno solo, ci viene proprio naturale. Sperimentiamo molto insieme fino a quando non troviamo l’equilibrio perfetto tra tutti gli elementi che abbiamo messo sul tavolo.
Quanto conta la componente elettronica nell’economia del vostro sound?
L’elettronica è un tassello portante della nostra costruzione, anzi, attualmente è forse la chiave di volta di tutta la nostra modalità di arrangiamento e il nostro futuro, però tutto è sempre in discussione in casa Hybrid. Certo posso dirti che il profilo che abbiamo scelto per questo lavoro è probabilmente l’alchimia più efficiente mai sintetizzata. “Before History” è stato un po’ il Mosé della nostra carriera, la critica si è divisa molto nel descrivere quel lavoro. Fortunatamente esistono ancora recensori che non stroncano gratuitamente le band, ma sono anche in grado di consigliare e nel nostro caso una mosca bianca ha saputo darci il giusto indirizzo e la giusta mazzata, contribuendo indirettamente alla realizzazione di questo nuovo lavoro. Grazie. I recensori hanno un grande potere tra le mani e se oggi le band in Italia battono ancora un terreno un po’ sconnesso la responsabilità è anche della critica. Una valutazione, positiva o negativa che sia, deve essere costruttiva perché non ha senso lodare o schifare senza motivo.
Vi siete avvalsi anche della collaborazione con un genio delle (14) corde, ovvero Felix Martin, come nasce questo connubio con gli Hyrbid Circle?
Facebook è stato utilissimo in questa collaborazione perché ci siamo conosciuti lì. Noi apprezziamo molto le sue doti artistiche e avevamo pensato che quel matto da legare ci sarebbe stato proprio bene sul nostro disco, quindi perché non proporgli una collaborazione? Felix si è mostrato da subito molto disponibile e ha ascoltato con interesse il nostro lavoro, quindi è stato semplice creare il giusto feeling per lavorarci assieme.
“A Matter Of Faith” si conclude con: ”Headup” dei Deftones ft. Max Cavalera, perché avete deciso di realizzare questa cover?
La scelta dei Deftones è stata fatta per fare un tributo a una band a cui siamo molto affezionati. Teoricamente la spiegazione sarebbe finita qui, però, magari è anche un piccolo suggerimento per il prossimo album. Forse, eh.
So per certo che state già lavorando al successore di “A Matter Of Faith”, potete darci qualche anticipazione? Ci sono già delle tempistiche? Dove verrà registrato?
Sì, siamo già al lavoro e anche a un buon punto, però è presto per parlare di tempistiche. Posso anticiparti che sta uscendo fuori la degna estensione di “A Matter Of Faith” e verrà registrato sempre nel nostro modesto home studio.
Vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato, attendiamo la prossima release! Intanto vorrei che foste voi a concludere l’intervista lasciando un saluto ai nostri lettori. A presto!
Grazie per averci dato questo spazio, “A matter of faith” è sempre disponibile in free download sul nostro profilo Bandcamp, hybridcircle.bandcamp.com
Stay Hybrid.