Narrando le gesta di un mega lupo e della battaglia del pianeta Erion IX contro Robogoat, invasore alieno distruttore di mondi, gli Hyperwülff ci dimostrano come sia possibile annichilire l’ascoltatore contando sulle forze di soli due membri The Wülff e The Sarge, che si cimentano alla voce batteria e chitarra.
“Volume One: Erion Speaks” è un album che porta con sé Post-Hardcore, Sludge, Stoner, Doom, concentrati in una formula esplosiva ed arrembante, che con i suoi ritmi incalzanti trasmette la sensazione di trovarsi veramente in guerra. Non mancano però episodi più riflessivi, come “Entering” che dipinge atmosfere desertiche, sabbiose, non appartenenti al pianeta Terra, ma comunque foriere di oscuri presagi. Allo stesso modo la seguente “20 Pillar”, con il suo carattere ansiogeno, si sviluppa attraverso un crescendo ritmato, perfetta descrizione per gli attimi che precedono una battaglia; anche qui la composizione melodica è lacerante e malinconica. Altro capitolo atmosferico è “In Ruins”, traccia che fa del synth il suo elemento costituente, per mezzo del quale ancora una volta i Nostri danno vita ad un’ambientazione surreale.
Gli Hyperwülff danno comunque il meglio nelle composizioni nevrotiche e sofferte, con chitarre distorte e basso a martellare i padiglioni auricolari, la voce straziante ed oscura che sembra provenire direttamente dagli inferi. È così che il duo con “Impactor White Heat” dà inizio alle danze, quasi quattro minuti di sferzate gelide che fanno perno su progressioni di accordi sinistre e malvagie, che trovano nella seguente “Hyperwülff” la naturale prosecuzione, come se avessero in comune lo stesso filo conduttore.
Rabbiosa anche “Robogoat”, con le urla lancinanti della voce a giocare un ruolo fondamentale, debitamente supportata dalle chitarre, che ci regalano anche un pregevole assolo dal sapore Rock/Blues, ma sempre in salsa Hyperwülff, ovvero sporco e diretto, senza fronzoli. La componente Stoner/ Sludge è particolarmente viva in “Raging Hunter”, traccia che si attesta su ritmi più cadenzati, quasi epici, che si innalzano con la conclusiva “Several Bones”.
“Volume One: Erion Speaks” è un album interessante, che non cede alle tentazioni dettate da soluzioni facili, ma preferisce travolgere, disturbare, urlare, generare caos e rabbia; un esordio sulla lunga distanza più che positivo.