Il 15 novembre abbiamo partecipato all’ultimo Metal Zone organizzato da IFMT al Ca’ Vaina di Imola. Che dire, di concerti underground ne ho visti parecchi, ma un’atmosfera, una partecipazione, un palpabile senso di appartenenza come in questa serata l’avevo visto pochissime altre volte e, soprattutto, molti anni indietro… Ne abbiamo parlato con Alessandro “Tronko” Tronconi, anima dell’IFMT.
Iniziamo dalla storia: cos’é e com’é nato il Centro Giovanile Ca’ Vaina?
Purtroppo dobbiamo parlare al passato, Ca’ Vaina è stato un luogo importantissimo per la musica imolese. Negli anni è stata scuola di musica, studio di registrazione, sale prova e soprattutto il palco dove tutti i musicisti della nostra zona hanno avuto modo di farsi le ossa, oltre che un luogo promotore di diverse iniziative culturali anche extra musicali. La cosa bella è che tutto questo ben di dio era comunale e funzionava con prezzi modesti, dando modo a tanti giovani (me compreso ormai 19 anni fa) di avvicinarsi alla musica e usufruire, tra l’altro, di sale prova attrezzate senza svenarsi. Il centro ha chiuso il 16 novembre scorso, il comune non ha preparato un bando per una futura gestione e sembra che tutto morirà così dopo più di 20 anni. E che per una questione di ripicche politiche ci rimetterà la collettività, ma è una storia che penso si ripeta in tanti ambiti ormai.
Restiamo nel passato, ma più recente: parlaci del progetto IFMT Imola Fuckin’ Metal Town.
Parto da lontano, il nome è nato tanti anni prima del progetto, quelle 4 parole le pronunciò il mio chitarrista al pub tra una birra e l’altra. Iniziammo a dirlo ai concerti e me lo tiro dietro da ormai 10 anni, con tanto di un tatuaggio dedicato sulle nocche. Negli ultimi anni molte persone si sono avvicinate a quello che stavo facendo con i concerti e per la scena metal, e ad un certo punto si è reso necessario dare un nome a questo assemblamento, ed è spuntato fuori di nuovo IFMT. IFMT è un collettivo formato da un bel manipolo di musicisti e gente tosta, una combriccola di amici, il simbolo tramite il quale muoviamo qualsiasi cosa nell’underground. Ad occuparci attivamente dei live e delle attività siamo praticamente in 3, ma è bello sapere di avere sempre le spalle coperte da tutti gli altri.
Com’è nata la collaborazione fra queste due realtà?
Nel più semplice dei modi, un bel giorno a fine del 2015 ho ricevuto una telefonata dall’ufficio del centro. Abbiamo parlato un po e abbiamo deciso che c’era un gran potenziale da sviluppare e che mi avrebbero dato le risorse per portare avanti un progetto con live metal e affini. Da quel giorno sono passati quasi 4 anni e se all’inizio ero da solo, ora ho tutta IFMT attorno a me. In realtà è più giusto dire che IFMT è nata e cresciuta dentro alle mura di Cà Vaina, non a caso la definiamo “la nostra casa”
Quali traguardi avete raggiunto in questi anni?
Parlando con i numeri, in questi 4 anni abbiamo fatto 44 eventi di cui 4 fest su 2 giorni consecutivi (quindi 48 serate totali), abbiamo avuto 102 band diverse da mezza Italia, alcune anche più volte ovviamente. Onestamente però penso che i numeri dicano tutto e niente, se trasporti le cifre che ti ho appena detto nell’attività di un professionista sono poca roba, se le vedi nell’ottica di “gente che dal lunedì al venerdì fa altro”, assumono un altro significato. Abbiamo visto la “scena” crescere molto, con essa le band che ne fanno parte, abbiamo visto nascere collaborazioni tra musicisti e gente appassionarsi all’underground. Grazie a tutto il lavoro con Cà Vaina siamo entrati in contatto con tante realtà simili alla nostra, formate da persone che condividono i nostri stessi valori, e ci siamo dati mani a vicenda più volte. Per citarne alcuni: Nuke Crew di Bologna, Alchemica, Uroboro di Castel San Pietro, i ragazzi dello Spring Of Darkness di Pianoro (di cui ora siamo anche co-organizzatori), quelli del Flame Fest e l’organizzazione del SolarRock di Solarolo. Siamo arrivati anche fino a Ferrara per collaborare ad alcuni eventi.
Cosa ha rappresentato questa realtà per la scena musicale imolese (e dintorni) e, più in generale, il territorio?
L’ha resa solida. Sono in mezzo a ste cose da quasi 20 anni e da noi negli ultimi 4 ho visto veramente un passo avanti. Avere una bandiera sotto cui unirci tutti ha avuto la sua importanza, come avere un luogo dove ritrovarci e condividere la nostra passione. Come ho detto prima, ho visto nascere e crescere connessioni e collaborazioni che prima non avrei mai immaginato.
Cosa ha rappresentato per te, a livello personale?
Non è facile da spiegare. Ho dedicato a questo progetto praticamente tutto il mio (poco) tempo libero negli ultimi anni, senza sosta e con tante energie e risorse. La musica mi ha regalato tanto nella vita, ho solo cercato di restituire qualcosa e spero di esserci riuscito.
Pensi ci sia la possibilità di riproporre un progetto simile, magari in un’altra struttura o un altro territorio? Che speranze o obiettivi avete per il futuro?
Siamo al lavoro per qualche serata nel 2020, per ora tutte fuori Imola. L’obiettivo principale è non fermarsi, e finchè nella nostra città non torneranno ad esserci spazi adatti andremo altrove, sperando che la gente ci segua comunque. Poter riprendere con un progetto simile a quello portato avanti a Cà Vaina sarebbe un sogno e, sicuramente faremo di tutto per ripartire con la stessa costanza, magari alzando anche un po il tiro.
Intanto a breve faremo tutti gli annunci per il prossimo IFMT Winter Fest, per questo consiglio di seguirci su Facebook (https://www.facebook.com/WeAreIFMT/).
Quindi ci si rivede?
Quindi ci si rivede!
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