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Klee Project: “The Long Way” – Recensione

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Quello dei Klee Project è uno di quei debutti che nascono già grandi, maturi e con le idee ben chiare. “The Long Way” è un album dal sound moderno, Alter Bridge in primis, ma con soluzioni che attingono anche dell’Hard Rock, così come da quelle atmosfere polverose delle strade americane.

Nelle liriche si parla proprio di un lungo viaggio, quello di un musicista in cerca di fortuna, le cui vicissitudini si intrecciano anche con l’immancabile storia d’amore. Proprio per questo motivo lungo la track list si alternano motivi sognanti e delicati ad altri più aggressivi e rabbiosi, mantenendo sempre ben alta l’attenzione verso soluzioni melodiche di grande impatto.

Sono diversi, pertanto, i punti forti dei Klee Project e, nonostante facciano ricorso a soluzioni ben rodate da altri acts nel passato, non risultano mai banali o scontati. È per questo che non mancano ballad, di quelle da cantare a squarciagola con tanto di chitarra acustica. La voce di Roberto Sterpetti è in grado di essere graffiante e calda allo stesso tempo, in questo coadiuvato anche da Enrico “Erk” Scutti. Nel resto della band troviamo come ospiti “personaggi” noti del panorama musicalale italiano ed internazionale, come Marco Sfogli alla chitarra, Lorenzo Poli al basso ed Antonio Aronne alla batteria.

Difficile individuare dei brani piuttosto che altri, ma sicuramente da citare l’opener “Everybody Knows”, la title track “The Long Way”, “The Prisoner “,” Hereafter”, fortemente contaminata dell’elettronica e “You Should Be Mine”.

“The Long Way” è la perfetta colonna sonora per un lungo viaggio, che si lascia apprezzare in ognuna delle sue sfumature, siano esse quelle introspettive e sognanti o quelle che infondono una grossa dose di energia. È evidente che alle spalle c’è un grande lavoro portato a termine da musicisti molto preparati, anche chi non preferisce il genere proposto, non può non notare lo spessore di questa release