Sono tra i sostenitori dell’elettronica, o comunque tra quelli a favore delle sperimentazioni per non restare sempre piantati in un sol punto.
I Kpanic sono una Crossover Band da Perugia con all’attivo il lavoro “Panic Station” (la recensione) che bene ha mostrato quanto potenziale c’è da sviluppare.
L’intervista:
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Kpanic nascono nel 2012, nel 2013 esce l’album “Asylum” autoprodotto, poi il cambio alla voce ed un nuovo corso che vi ha portati alla pubblicazione di “Panic Station”. Com’è cambiato il vostro sound in questi anni, soprattutto dopo l’avvicendamento al microfono?
Ciao e grazie per l’ospitalità!
Hai detto bene, abbiamo iniziato a gennaio del 2012 e siamo usciti l’anno seguente col primo lavoro, un CD di 11 brani. Poi, dopo l’arrivo di Simone Pannacci, che ha sostituito Marco Riccio (traferitosi all’estero per cause di forza maggiore) abbiamo registrato “Panic Station” nel 2014, lavoro che dopo qualche vicissitudine a livello di produzione ha visto ufficialmente la luce a luglio 2015. Il primo lavoro risulta un po’ meno omogeneo e personale, come in fondo crediamo è normale che sia. Il nuovo lavoro ha maggiore originalità e carattere, almeno secondo noi.
Perché la decisione di pubblicare un Ep al posto di un altro full length? Volevate tastare, in un certo senso, il terreno con la nuova formazione?
L’idea è stata quella di selezionare molto il materiale e di uscire con pochi pezzi.
Infatti avevamo almeno altri 5 pezzi in cantiere, che alla fine non vedranno mai la luce. Cerchiamo di spendere le nostre risorse per evolvere il progetto, andare avanti cercando di migliorare la personalità del nostro stile. Per questo sacrifichiamo alcuni lavori evitando di ‘soffermarci’ troppo su un certo tipo di songwriting, quando riteniamo di poter andare oltre.
Nella recensione ho parlato di sperimentazione, dal momento che voi attingete da diversi generi,
ma riuscite comunque ad essere personali. Qual è l’alchimia che sta dietro ai Kpanic?
Come quasi sempre avviene in una band, il risultato è l’incastro delle idee, spesso abbastanza diverse, di ciascuno di noi. In sala prove si parla molto, a volte anche troppo, di come sviluppare un pezzo o arrangiare un determinato passaggio. Si parte a volte dalle idee di qualcuno, altre volte dall’improvvisazione, e fino a quel punto è tutto relativamente facile. Poi però arriva la parte difficile: non è raro che si riscrivano più volte gli arrangiamenti e si rimettano in discussione intere parti, nel continuo tentativo di non ricadere in soluzioni poco dirette oppure troppo scontate. In conclusione: dietro al nostro lavoro c’è semplicemente tanto lavoro 🙂
In alcuni frangenti mi è parso di ascoltare una componente industrial, dettata più che altro dai ritmi e dalle soluzioni compositive, ma voi non fate comunque uso di strumenti elettronici. Pensate che in futuro ci possa essere spazio per questa componente?
Questa è forse la domanda che più ci piace tra quelle che ci sono state fatto fino ad oggi: infatti hai colto una particolarità del nostro progetto a cui teniamo molto. In effetti cerchiamo spesso di suonare in maniera diretta ed minimale, cercando di utilizzare pochi elementi forti piuttosto che arrangiamenti complessi e confusi. E nel fare questo prendiamo spesso spunto dall’elettronica, pur avendo la classica line-up rock. E’ un aspetto che puoi rintracciare soprattutto in “Ana”, ma anche in maniera chiara nel bridge di “Panic Station” o nel ritornello di “Farce (The First Dawn)”. E’ uno degli elementi che cercheremo di sviluppare nei prossimi lavori.
Sono passati ormai tre mesi dall’uscita dell’Ep; che tipo di responso avete avuto da pubblico e critica? Rispecchia le vostre aspettative?
Siamo all’inizio, ma per ora siamo molto soddisfatti della risposta che c’è stata a livello di recensioni. L’intento era di fare un salto qualitativo rispetto al precedente lavoro (“Asylum”), abbiamo lavorato molto su questo. Stando ai pareri che si leggono in rete, penso di poter dire che ci siamo riusciti.
Avete realizzato un video per la traccia “U’n’Me”, perché avete scelto questo brano e come sono andate le riprese?
La scelta è caduta su questo pezzo per due ragioni: la prima perchè è uno dei pezzi più diretti dell’EP, il secondo è che Simone, che ha scritto anche il testo, aveva in mente in maniera abbastanza chiara tutta la storia da raccontare.
L’incontro con Alex Visani ha fatto il resto: proveniente da un background nell’ambito dei B-movies horror ha saputo adattarsi al progetto e a valorizzarlo con grande competenza, coinvolgendo tra l’altro l’attrice Greta Oldoni, non nuova alla partecipazione in Video Clip.
A chi è rivolta la vostra musica? Pensate ci sia un target ben preciso o ritenete che possa essere apprezzata da un pubblico eterogeneo?
No, non crediamo ci sia un target preciso.
L’eredità “nineteens” è ancora presente e di certo è più facile che venga apprezzata da un pubblico che si è fatto le ossa in quegli anni, ma stiamo lavorando continuamente a sonorità più personali e dirette e che quindi si allarghino ad un pubblico meno “specializzato”.
Tra le vostre “influenze” ci sono acts diversi tra loro per genere, se poteste scegliere di andare in tour con qualche band, su chi cadrebbe la vostra scelta?
Ecco in realtà questo è un problema, e lo riscontriamo spesso nel tentare di contestualizzarci in un qualche tipo di ‘scena’.
Infatti il nostro essere un minimo originali spesso ci penalizza: troppo poco ‘metal’ per le band metal, troppo poco ‘italiani’ per le serate diciamo (indie)rock, e così via. Fatichiamo quindi ad incanalarci in filone, con tutte le difficoltà che ne conseguono.
Anzi, se hai qualche nome di band italiane da suggerirci, più o meno famoso, ne faremo volentieri tesoro!!!
L’estate è ormai terminata, anche il 2015 è agli sgoccioli. Cosa c’è in cantiere per i Kpanic? Ci sono delle novità?
Pezzi nuovi, tantissima roba in cantiere in realtà, anche se anche questa volta, come oramai avrai capito, sceglieremo solo quello che secondo noi sarà il materiale migliore.
Ovviamente sempre in caccia di nuove serate, anche se in questa fase il songwriting ci sta distogliendo un po’ da quel fronte.
Ragazzi vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, come di consueto lascio a voi il compito di terminare l’intervista nel modo che ritenete più opportuno. Lasciate un messaggio ai nostri lettori. A presto!
Se volete dare un’occhiata a quello che facciamo, trovate tutto sul nostro sito www.kpanic.it, e ovviamente vi invitiamo nella nostra pagina facebook. In pratica stiamo in tutti i social più utilizzati, per cui è impossibile non trovarci in rete!