Home Interviste Krysantemia… e quel sogno di suonare con gli At The Gates

Krysantemia… e quel sogno di suonare con gli At The Gates

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Di ritorno da un mini tour tedesco a supporto dei Negură Bunget, i Krysantemia continuano a collezionare successi, sia in fase di studio che live. Eppure, alla death/thrash metal band del modenese, manca ancora quella famosa ciliegina per sentirsi completamente appagati: un sogno nel cassetto chiamato At The Gates! La nostra intervista al drummer della band Lucio Secchi:

Domande a cura di Stefano Mastronicola

Benvenuti sulle pagine di Metal In Italy! Iniziamo come di consueto con le presentazioni: “Finis Dierum” è il vostro terzo album (qui la nostra recensione), vogliamo però ripercorrere le tappe fondamentali della vostra carriera?

Grazie e un saluto a Metal In Italy intanto! Le tappe fondamentali della band sono sicuramente i nostri primi due lavori “This is Resurrection” e “Lay Down Forever” che bene o male ci hanno permesso di creare un nostro spazio nell’underground anche se non sono stati compresi appieno secondo il mio punto di vista, colpa della nostra primissima ingenuità e di una produzione sicuramente inadeguata agli standard richiesti. La collaborazione con K2 Music Management, i tour – tra i quali quello di supporto in Europa ai Rotting Christ – il lavoro in studio con il produttore Luigi Stefanini, sono gli avvenimenti che ci hanno permesso di crescere abbastanza e arrivare a firmare con Memorial Records. Infine partorire “Finis Dierum”, promuovendolo in tour come supporter dei Marduk, direi che è stato un discreto salto di qualità per noi!

Entriamo subito nel vivo della nostra intervista: ho accennato al vostro ultimo lavoro discografico, come sta andando la promozione e che feedback state riscontrando da pubblico e critica?

Tutto sta andando sorprendentemente bene, non eravamo abituati a tanto calore da parte della critica, impegno e fatiche stanno portando i loro frutti, la promozione va avanti perfettamente, tra qualche giorno partiremo di nuovo per qualche data in Germania insieme ai Negura Bunget, l’uscita del primo singolo ha creato molta curiosità e le visualizzazioni sui social lo possono confermare. Il feedback del pubblico è la soddisfazione più grande ovviamente e siamo soddisfatti sia dal live che dalle vendite.

Il vostro sound deve molto al Thrash Metal oldschool, ma date ampio spazio anche a composizioni decisamente più moderne, che io ho apprezzato particolarmente nella recensione, voi come descrivereste la vostra musica?

Beh in un gruppo c’è sempre una gran mescolanza di influenze, a meno che non ci si sia messi a discutere a tavolino di quello che deve essere per forza il risultato finale e non è questo il nostro caso. Per i gusti che abbiamo è inevitabile avere reminescenze oldschool, ma i suoni e gli arrangiamenti non sono comunque quelli di una volta e danno un tocco inevitabile di modernità.

Rimanendo in tema di cose che ho personalmente apprezzato, nella traccia “Not Alone” ci sono della aperture melodiche molto accattivanti, la struttura del brano è più pacata, riflessiva, pensate che questa possa essere una delle direttive stilistiche nell’immediato futuro?

Una cosa che sicuramente rimarrà anche in futuro è l’utilizzo di voci pulite alternate allo scream, di per sé “Not Alone” è nata per essere una chicca nel disco, un pezzo più sentito e con tematiche più importanti a livello personale. Tracce di questo tipo nasceranno ancora ma come linea guida di base stiamo pensando di estremizzarci ulteriormente.

Come sono nati i brani contenuti nell’album? C’è qualcuno all’interno della band che sottopone delle idee, oppure tutti contribuiscono alla nascita ed allo sviluppo delle tracce?

Le nostre canzoni nascono di solito da me, Alex e Ale, nell’arrangiamento poi viene interessata tutta la band.

Perché il titolo “Finis Dierum”? Sebbene sia una domanda scontata, sono curioso di sapere se dal punto di vista lirico ci sono delle connessioni anche con titolo ed artwork…

“Finis Dierum” è nato come idea quando suonavamo a Samara il 21 dicembre 2012, la famosa data per cui era stata profetizzata dai Maya la fine del mondo. Nel disco si fantastica un po’ di quelli che possano essere i possibili scenari di una fine, compresa l’idea di una zombie apocalypse, l’inferno che si riversa sulla terra e via dicendo… Questo ha portato alla scelta dell’artwork.

Non molto tempo fa avete anche pubblicato il video di “Finis Dierum”, che esperienza è stata realizzare questo video clip?

Il video è stato realizzato da Pier Nicola Arena, regista di Modena con cui sono amico da anni e che tante volte mi ha ucciso nei modi più svariati nei suoi clip, abbiamo un’accesa collaborazione. Il video è stato girato in un capannone in disuso nella zona di Mirandola, uno dei pochi che aveva resistito al terremoto in Emilia. Ci siamo divertiti davvero molto, abbiamo suonato “Finis Dierum” dalle 16.30 alla 1.30 di notte, una sfacchinata premiata bene!

Qual è il vostro rapporto con le altre band italiane? Credete che ci siano dei gruppi validi? E come mai in Italia è sempre più difficile emergere nella musica estrema?

L’Italia sforna una marea di grandissimi musicisti e band validissime! Purtroppo viviamo nel Paese del festival di San Remo, di Voices Of Italy, di X-Factor e di Amici. Lo spazio che viene lasciato al genere per crescere è poco in confronto alle altre realtà. Ogni band italiana sul palco merita rispetto e attenzione proprio perché se è lì e per merito di fatica e dedizione!

Voi avete avuto modo anche di suonare al di fuori del nostro Paese, se aveste la possibilità di scegliere, con quale band vorreste andare in tour e dove?

Un bel tour europeo con gli At The Gates.

Molto bene ragazzi, l’intervista è conclusa, vi ringrazio per il tempo che ci avete dedicato, a voi l’ultima parola da lasciare ai nostri lettori ed ai vostri fans. A presto!

Grazie a voi! A te Stefano, a Metal In Italy, a lettori e fan! Seguiteci sui Social, in tour e nelle nostre varie follie… Rock On! Finis Dierum Is Here!
Lucio