I Load Rejection pubblicano l’EP di debutto “Never Known”, portando sulla scena la propria ricetta del crossover, nella vera accezione del termine. Un disco di breve durata ma che già da spunti importanti per capire che questa band ha le idee chiare su ciò che vuole proporre.
Li abbiamo intervistati in esclusiva per Metal in Italy.
pic credits. Nicole Fodritto
Il vostro nuovo EP, “Never Known”, arriva come un lavoro molto diretto e spontaneo, che evoca immagini legate alla rabbia, alla vulnerabilità umana e una certa voglia di rivincita. Cosa vi ha ispirato nella scrittura di queste canzoni?
In generale ci ha ispirato la volontà di esprimere qualcosa di viscerale, emozioni dirette che abbiamo vissuto in questi anni in cui non riuscivamo a trovare continuità nella scrittura e nella composizione; non a caso alcuni pezzi dell’EP sono nati di getto e sono stati completati in poche sessioni di prove. Nei testi cerchiamo di rappresentare anche l’energia che ci trasmette la canzone stessa, traducendo a parole le emozioni che sentiamo possano essere associate a ciascun pezzo
Nel vostro sound si sentono influenze alternative rock, nu metal, rap, punk-hardcore e garage. Inevitabile sentire tra le vostre influenze principali gruppi come Rage Against The Machine e Downset, tra i tanti. É possibile il giorno d’oggi proporre un crossover nel senso vero del termine e allo stesso tempo inserirsi nel “filone musicale” di alcuni mostri sacri del genere, senza suonare come degli emuli? Quanto è stato difficile per voi coniare gli elementi che poi rivendicate come propri della vostra identità come band?
Il lavoro che cerchiamo di fare come band è quello di estrapolare gli elementi che ci piacciono di più da questi gruppi e farli nostri, ad esempio inserendo variazioni sulle strutture oppure sul suono, in modo tale da aggiungere la nostra personalità a un genere che apprezziamo molto; naturalmente non è un lavoro facile, in quanto il rischio è quello di suonare come delle macchiette agli occhi del pubblico: su questo cerchiamo sempre di migliorare per distinguerci ed avere un sound che ci possa identificare univocamente in questa pletora di artisti
Dopo anni di cambiamenti nella formazione, avete finalmente trovato una stabilità come band. In che modo questa stabilità ha influenzato la vostra scrittura e la vostra performance sia in sala prove che sul palco in questo periodo in cui vi siete dedicati a “Never Known”?
La stabilità nella formazione è stata certamente la motivazione principale grazie alla quale siamo riusciti a portare continuità nel progetto ed abbiamo trovato una certa armonia nella costruzione dei suoni e delle canzoni; non a caso i pezzi di “Never Known” sono nati tutti con la nuova formazione: il feeling che si crea potendo suonare spesso insieme, sia in sala prove che sul palco, crea la giusta alchimia che permette di ottenere dei risultati concreti nelle performance e nella composizione
Le liriche di “Never Known” risultano essere molto introspettive e affrontano temi complessi della vita. Da dove viene la vostra ispirazione per i testi e come riuscite a tradurre le vostre emozioni in parole e melodie? Qual è il vostro processo di scrittura dei testi? Si tratta di un lavoro corale o è affidato ad una mente sola?
Solitamente il processo di scrittura dei testi arriva in un secondo momento rispetto alla scrittura della parte musicale, poiché ci viene più naturale adattare le parole alla musica che il viceversa; spesso partiamo da una canzone con una struttura quasi completa e proviamo a inserire alcune parole che si “incastrano” bene nel pezzo, e da lì costruiamo poi il testo completo sulla base dell’idea generale che vogliamo esprimere
Avete scelto di cantare in inglese. Spesso si dà per scontata la motivazione che porta una band italiana a cantare in inglese, ma ognuno ha poi le proprie (legittime) motivazioni e spesso portano a spunti di riflessione all’interno di questa cornice molto interessanti. Quali sono i motivi che vi hanno portato a questa scelta? Escludete di fare testi in italiano in futuro?
Questo è un tema che tra di noi non abbiamo mai dovuto affrontare poiché l’utilizzo dell’inglese è stato spontaneo per tutti i membri della band sin dall’inizio del progetto; se dovessimo cercare una motivazione, potrebbe essere a causa delle nostre band di riferimento – con lyrics solamente in inglese – che abbiamo inconsciamente scelto di scrivere testi in questa lingua. Per il momento non abbiamo previsto cambiamenti su questa scelta
Domanda per i “gear nerd” là fuori: quali sono i pedalini e gli amplificatori (nonché i piatti della batteria) che compongono il vostro arsenale e che vi consentono di ottenere il vostro sound distintivo?
Ampli chitarra: combo Boss Katana MKII
Pedali chitarra: flanger digitale, JHS 3 Series Delay, Boss DS-2 Turbo Distortion, RMC2FL Wah
Ampli basso: testata Music Man BH500 + cassa Ampeg SVT 4×10
Pedali basso: octaver t-rex, ampeg drive scrambler, fuzz mxr
Batteria:
Maped Saturn series (kick 22, snare 14, tom 12, floor tom 16)
Hihat 14’ Zildjian A custom
Crash 1: Zildjian A Custom (medium crash) 16’
Crash 2: Zildjian A Custom 17’
Ride: Sabian 21’ rock ride
Oltre alla pubblicazione dell’EP, avete in programma dei concerti o altri progetti futuri che vorreste condividere con chi vi legge sulle nostre pagine? Quali sono i vostri obiettivi per il prossimo futuro come band?
Partiremo a settembre/ottobre con una serie di date che annunceremo a breve, l’obiettivo è ovviamente quello di suonare il più possibile. Prevediamo anche di entrare in studio per registrare qualcosa di nuovo entro la fine dell’anno, da presentare poi a partire dall’anno prossimo.
Load Rejection
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Never Known EP
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