La sua storia inizia così: una chitarra acustica trovata in casa, con nemmeno tutte le corde, che però gli aveva aperto un mondo. Aveva capito che muovendo le dita su quelle corde sfilacciate riusciva ad ottenere dei suoni ed a cantare le sue canzoni preferite.
La musica è stata la sua terapia… O forse il suo santuario, dove ritirarsi e suonare per ore.
Marco Mendoza ha una storia semplice alle spalle; semplice come la sua personalità che però lo ha portato ad essere uno dei musicisti più apprezzati di sempre, avendo collaborato con Whitesnake, Thin Lizzy, David Lee Roth, Blue Murder, Ted Nugent e moltissimi altri.
Un privilegio per noi di Metal In Italy poter intervistare questo personaggio in occasione della clinic che ha tenuto a Cassino (FR) assieme al chitarrista Francesco Cardillo ed il batterista Michele Avella.
Marco Mendoza è la star che non ti aspetti. E’ colui il quale si alza per venirti a salutare con abbracci e baci pur non avendo la benchè minima idea di chi tu sia.
E’ un uomo che regala plettri griffati e lo fa consegnandoli con un bacio perchè dice:
E’ un gioco che faccio con me stesso, per non spaventare la gente nel momento in cui lancio loro i plettri dal palco”.
Non si risparmia. Per lui vanno bene anche locali di modeste dimensioni perchè:
Quando mi propongono di fare una clinic/performance, per me è molto stimolante perchè so che conoscerò musicisti locali che insegnano; che risponderò a domande specifiche sulla musica e spiegherò dei concetti. Ciò che ho trovato profondamente vero in Italia è il tipo di comunicazione. Il mio lavoro consiste nel crearla, nell’abbattere quindi quel muro tra audience ed artista. Solo per il gusto di divertisi. D’altronde, se noi artisti siamo dove siamo, lo dobbiamo solamente alla gente”.
Questa è una cosa che ha imparato dai grandi: Davide Coverdale, Ted Nugent, Dolores O’Riordan… gente che con il proprio carisma riesce ad attirare su di sè tutta l’attenzione. Certo… quando si suona in locali piccoli la situazione si fa più ardua. Ma la sfida, Marco, la accetta e la vince.
Le prossime settimane saranno molto impegnative. Innanzitutto un volo in Australia in supporto ai Kiss. Poi, con Gene Simmons e soci, Marco sarà in tour negli Stati Uniti per tornare poi i Europa con la sua band, The Dead Daises, a supporto di un’altra band che ha nel cuore: i Whitesnake. Inevitabile la domanda su Michele Luppi:
E’ un grande! E’ un grande musicista ed un grande cantante. Ed è una persona umile, che non si è montata la testa. Nella mia carriera ne ho conosciuti tantissimi di personaggi e quando ti accorgi che il loro ego li ha sovrastati rimani deluso. Penso sia una cosa davvero brutta. Il fatto è che non tutti capiscono che siamo dei privilegiati e non dovremmo mai sorpassare quel limite”.
Inizia come chitarrista, ma la vita lo ha portato ad imbracciare il basso per poter suonare in una piccola band ed avere un lavoro. Le indubbie qualità tecniche al basso, però, probabilmente da sole non sarebbero bastate:
Ciò che mi ha aiutato è stato il fatto di sapere anche cantare ed infatti mi sento di dare un consiglio a tutti i bassisti: cercate di migliorare la vostra voce. Cominciate piano, ma cominciate se volete che questa diventi la vostra carriera. Io continuo a studiare perchè prendo molto seriamente il mio lavoro”.
Il sogno di tutti. La musica che diventa lavoro:
La musica per me è vita. Più volte ho pensato “Ma cosa avrei fatto se non avessi iniziato a suonare?” ed onestamente non sono riuscito a trovare una risposta. E’ una parte fondamentale di me e ciò che sono diventato. E’ il mio amore, la mia passione, il mio santuario, la mia rabbia, la mia energia, la mia sconfitta… Tutto ciò che può far parte della vita. E’ diventata una parte talmente fondamentale che quando torno a casa dalla mia famiglia e mia moglie ed i mie figli non mi vedono suonare si preoccupano! E’ vero… è facile anche cadere nell’alchool e nella droga. Ma proprio ieri ho “festeggiato” 28 anni da quando non tocco più nulla di tutto ciò perchè ho capito che quando sei “pulito”, nulla prende il controllo su di te e quindi riversi tutto te stesso nella musica”.
L’INTERVISTA: