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Metal Story: Kiss, Alive!: La vera storia di un live costruito a tavolino. E decisamente ritoccato.

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Non si può essere accusati di lesa maestà affermando che i primi tre album in studio del famoso bacio (Kiss/1974, Hotter than Hell/1974 e Dressed to Kill/1975), a causa di una produzione discutibile, sono snobbati dai rocker duri e puri. Parte della responsabilità di ciò va addossata a Casablanca Records, nata da appena quattro mesi ed al cui comando si trova il trentunenne Neil Bogart, probabilmente il più giovane (e inesperto) produttore esecutivo al mondo.

A causa di tre ellepì che fanno un buco nell’acqua, la label è in procinto di dichiarare bancarotta, tocca quindi correre ai ripari. Che vengono individuati in un album live. In pratica: si punta a trasportare su vinile lo spettacolo pirotecnico che i newyorkesi allestiscono on stage. La scelta di Casablanca Records è mirata e tenta di ripercorrere il successo raggiunto dai Deep Purple con Made in Japan.

Scendiamo nel dettaglio: nella primavera del 1975 i Kiss decidono di scaldare ancor di più gli ormoni dei giovani con una serie di concerti che saranno proprio quelli destinati a finire in quell’album: 16 maggio 1975 al Cobo Hall di Detroit; 20 giugno 1975 al RKO Orpheum Theater di Davenport; 21 giugno 1975 al Cleveland Music Hall di Cleveland; 23 giugno 1975 al Wildwoods Convention Center di Wildwood.

Compito del produttore Eddie Kramer (Jimi Hendrix, Led Zeppelin) è proprio quello di selezionare le performance più esplosive, quelle che, sino ad ora, non si è riusciti a catturare tra le pareti insonorizzate dello studio. Una volta ascoltato il materiale la band rimane tuttavia delusa, la selvaggia furia espressa sul palco cozza con la precisione richiesta da un disco: troppe imperfezioni, soprattutto le sezioni strumentali (vedi l’assolo di Ace Frehley su ‘Rock and Roll All Nite’, eseguito con chitarra scordata) e le armonie vocali, vero marchio di fabbrica.
Nella sua autobiografia del 2001 Simmons cerca di difendersi: “Ci sono sempre state voci secondo cui il disco Alive! è stato sostanzialmente rielaborato in studio. Non è vero, quello che volevamo, e quello che abbiamo ottenuto, era la prova della crudezza della band”. Peccato che anni dopo Stanley ammetta: “Era necessario catturare l’energia della performance, non necessariamente avere la precisione nota per nota di ciò che è realmente accaduto”.

Si decide quindi di far ritorno agli Electric Lady Studios per procedere a un restyling sonoro, che non riguarda unicamente la batteria di Peter Criss. Persino l’apporto del pubblico viene abilmente implementato da Kramer: l’obiettivo è quello di amplificare tutto in maniera tale da consentire all’ascoltatore di pensare di trovarsi proprio davanti ai fantastici quattro.
All’esito di ciò, sedici sono i brani a far parte del doppio vinile. E l’iconica foto di copertina con i Kiss in costume di scena e il trucco kabuki alimenta le fantasie di milioni di adolescenziali. Le note sulla stessa cover, scritte dai membri della band, conferiscono quel tocco in più: l’idea di far parte di un qualcosa di unico e irripetibile, di una “setta” che i grandi non riescono a capire.

Alive! riesce a catturare la reale essenza dei Kiss e, finalmente, porta i risultati sperati (disco d’oro in USA e Canada) raggiungendo il numero nove di Billboard e restando in classifica per cento settimane. Nel 2003 Rolling Stone lo colloca al numero 159 nella lista dei cinquecento migliori album di tutti i tempi.

Studio sul disco effettuato in collaborazione con Cristiano Mastrangeli.