Il 19 marzo 1982 a Leesburg, in Florida, l’astro nascente Randy Rhoads – 25 anni – muore schiantandosi con un aereo. Con lui periscono anche il pilota Andrew Aycock e la sarta di scena di Ozzy e tante altre celebrità, Rachel Youngblood. Il motivo per cui Randy sale su quell’aereo è futile: voleva scattare delle foto dall’alto al tour bus. Il pilota calcola male una semplice manovra, l’ala sinistra del mezzo urta il retro del bus e inizia a girare su se stesso andandosi a schiantare nell’autorimessa di una villa vicina. Dopo l’urto il velivolo prende fuoco. I tre corpi diventano irriconoscibili a causa delle fiamme e l’autopsia sul corpo del pilota rivela tracce di cocaina.
Ozzy: «Le fiamme furono così intense che i poliziotti dovettero identificare i corpi dall’arcata dentaria. Non mi piace né parlarne né pensarci anche perché se fossi stato sveglio mi sarei trovato anche io su quel cazzo di aereo, poco ma sicuro. Non ha senso che Randy sia finito in quel modo. Lui odiava volare. Quando arrivarono i vigili del fuoco le fiamme si erano già spente da sole. Randy se n’era andato… e anche Rachel. Non ricordo nulla dei live che facemmo dopo la morte di Randy. Eravamo tutti troppo scioccati».
Rudy Sarzo: «Ero sul tour bus quando fu colpito dall’aereo. Il rumore mi svegliò. Ci fu un rimbombo assordante. Corsi immediatamente fuori dal bus pensando fossimo rimasti coinvolti in un incidente stradale. Iniziammo a capire cosa fosse successo grazie al racconto di quelli che avevano assistito alla scena con i loro occhi: il nostro tour manager e Don Airey, il tastierista della band. Fu un momento di caos totale, uno di quelli in cui ti chiedi cosa stia succedendo. Fu un’esperienza davvero traumatica».
Kelle Rhoads: «Quel giorno ero sul furgone a consegnare fiori a domicilio. Feci un salto a casa di mia madre per prendere dei soldi e la trovai lì che piangeva. Mia sorella era completamente fuori di sé. Mia madre era pallidissima, ma essendo una donna molto forte, me lo disse senza tanti giri di parole: “Stamattina tuo fratello è morto in un incidente aereo in Florida.” Sul momento non le credetti perché pensai: “Ozzy morde gli uccelli, Ozzy morde il pipistrello, Ozzy piscia sul monumento dei caduti ad Alamo. E adesso il suo chitarrista muore. È una trovata da vera testa di cazzo!”. Così non ci feci troppo caso, tornai al lavoro e il mio capo mi mise un braccio sopra la spella e mi disse: “Vai a casa dalla tua famiglia e torna quando te la senti.” Tornando a casa, accesi la tv e su tutti i canali c’erano le foto di mio fratello che suonava la chitarra. Mi ci vollero circa cinque ore perché il mio cervello si rendesse conto appieno dell’accaduto. Randy viveva una vita incantata come Cenerentola, la gente si faceva in quattro per lui… e a 25 anni era morto per un incidente aereo? Ma non era possibile. Lui odiava volare! Mi manca tantissimo, ogni giorno».
Rudy Sarzo: «Quando Randy morì, viveva ancora con la famiglia. Non aveva ricavato granché dai diritti d’autore. Era di natura semplice e spontanea, tutto ciò che voleva fare era mettercela tutta e suonare. Aveva un animo gentile e altruista. Al tempo mi aiutò tantissimo con Ozzy, non solo ad ottenere il posto ma anche a capire le varie dinamiche della band».
Delores, la mamma di Randy: «Ozzy partecipò ai funerali assieme al resto della band. Furono membri di Ozzy e Quiet Riot a portare la bara. Arlene Thomas, un’amica di Randy, cantò e suonò la chitarra acustica. Mio figlio è sepolto a San Bernardino. Feci mettere una piccola chitarra di bronzo sulla sua lapide, accanto al suo nome».