Una sola parola: inaspettato.
“Stone The Fool” dei Nameless Crime è assolutamente inaspettato. Ma non perchè non ci si aspettasse un lavoro del genere da parte della band, quanto al concepimento di lyrics e melodie che non sanno proprio cosa voglia dire l’aggettivo “scontato”.
In pratica il combo napoletano comincia a prenderti per la gola offrendoti su piatto d’argento un sofisticato alternative rock, accompagnato da calici d’oro d’espressione prog.
Insomma, il nuovo lavoro dei Nameless Crime è un connubio di stili che in effetti dimostrano di saper convivere pacificamente, lasciando però che sia il rock a portare i pantaloni in casa.
Non passa infatti inosservata la scelta di condire il piatto con aromi dolci: fiumi di melodie dove agli argini sono stati apposti giri di archi e pianoforte. Tutto questo mentre, pochi istanti prima, eri stato rapito dalla rudezza heavy dello screaming.
Ecco perchè tutto è inaspettato. Tutto può mutare e non essere come sembra.
“Stone The Fool” non è un disco. E’ un percorso. E’ la strada tracciata dalla band napoletana dal 1999 ad oggi. In questo quarto album è racchiusa l’essenza di una trasformazione avvenuta nel tempo, dovuta sicuramente ai cambi di lineup, ma anche alla ricerca di uno stile che fosse più conforme alle esigenze di espressione del gruppo. Di norma, nella storia della band stessa, sono stati attesi dai 3 ai 4 anni tra un album ed un altro, il che vorrebbe probabilmente dire che le idee sviluppate e condivise non sono state trasformate in realtà di getto, bensì con ponderatezza, ascoltando, attingendo anche dalle influenze dei “grandi”.
Per quest’ultimo nato potremmo dire che si sente forte l’influenza di band come Alter Bridge, ma è evidente che il tutto è stato cucito addosso all’idea di espressione musicale a firma Nameless Crime.
Tra le tracks da segnalare sicuramente il singolo estratto “Crumbling”: il manifesto della svolta, dove si trova l’anima rock, vestita di metal e dai leggeri tratti esotici.
Molto bella anche “Weeping Clouds”, track strumentale dai toni malinconici, dove è il piano a guidare l’atmosfera. Altra ballad, un po’ più energica, è “Climb” e qui la magia è offerta da un altro connubio: quello tra la voce di Dario Guarino e la guest Paola Varra, il che dovrebbe spingere la band ad osare di più con la doppia voce perchè il risultato è notevole.
“The Big Crunch Theory” è il più fulgido esempio della commistione rock\metal (qui assaggi di doom), assieme alla track d’apertura “Almost Cold”, (qui assaggi di prog metal).
L’ascolto di “Stone The Fool” è fortemente consigliato, se non altro per capire quanto la scena italiana sia cresciuta nei confronti della più quotata americana.