Hanno avuto l’imbarazzo della scelta nel decidere a chi affidarsi per il nuovo album. Ed alla fine i Nerodia hanno fatto una scelta di cuore, supportata anche dal fatto che chi ha messo mano al disco per esaltarne ed aggiustarne i suoni, è anche un estimatore della band.
“Vanity Unfair” (la recensione) è dunque un album che racchiude tutto il piacere di fare musica e pare sembra essere la migliore prova in studio della band.
L’intervista a Marco Montagna:
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. I Nerodia sono attivi da dodici anni, quali sono state le tappe fondamentali della vostra carriera? In particolare il 2012 è stato un anno cruciale per voi, giusto?
Ciao a tutti e grazie a Metal In Italy per l’ospitalità! In effetti, come tu dici, il 2012 è stato un anno cruciale, in quanto l’inserimento mio e di David in aggiunta ai già consolidati Giulio ed Ivan ha dato l’inizio alla nuova “era” dei Nerodia, quasi fosse addirittura una nuova band. La coesione e l’impegno sono stati evidenti da subito (se pensi che per preparare i primo live insieme, di supporto agli Aura Noir, ci siamo visti solo 2 volte in sala prove), e da allora siamo andati avanti così. Punti cruciali sono stati sicuramente le uscite dell’ep Prelude to Misery, una sorta di “benvenuto” alla nuova formazione e di nuovo biglietto da visita, e l’attuale “Vanity Unfair”, sicuramente la miglior prova in studio della band.
Veniamo allo vostra ultima release “Vanity Unfair”: perché avete scelto questo titolo? Che posto occupa il concetto di vanità ai giorni nostri?
Il titolo di un album, come l’artwork, sono delle scelte importanti per una band, perché spesso sono il biglietto da visita con cui ci si presenta al pubblico ancor prima dell’ascolto della musica. Questo ancor di più nel 2016, in un mondo in cui apparire conta più dell’essere, dove tutto è vanità: le vite sono ormai esposte nei social network, nei reality, tra poco probabilmente anche nelle vetrine dei negozi! Tra l’altro, se non erro anche il Diavolo è un grande fan della Vanità, quindi perché non parlarne su un album metal!?
C’è un filo conduttore che accomuna dal punto di vista tematico le composizioni o si tratta di argomenti diversi tra loro?
Le liriche dell’album vertono su argomenti differenti, non c’è un vero e proprio fil rouge tra i brani, benché l’argomento della vanità sia una presenza piuttosto forte. Si parla di rapporti umani, di guerra, di esposizione mediatica, il tutto sempre condito da una certa ironia, che amiamo e che vorremmo continuare a portarci dietro. Brani come Pussywitch 666, Anti-human Propaganda o la stessa title track ne sono un esempio, e d’altronde il metal è da sempre tato carico di un tipo di ironia macabra, non vedo perché farne a meno.
Dal punto di vista stilistico i Nerodia sono davvero una “bestia nera”, perché avete preso elementi Black, Death, Punk, Doom, Thrash, mantenendo sempre un’atmosfera oscura e “maligna”. Come siete giunti alla definizione del vostro sound?
Dici a parte offrire sacrifici al Maligno, sacrificando esseri di vario tipo? Cose che in effetti aiutano.. Grazie comunque per la “bestia nera”! Hai nominato diversi generi, tutti effettivamente riscontrabili in una certa percentuale dell’album, e tutti legati tra loro da un’aura malefica a cui teniamo molto. Mi fa piacere che quest’aura sia stata recepita, e che le diverse sfaccettature dell’album non ne siano penalizzate, anzi. Il rischio di mettere insieme tante influenze è quello di creare un’accozzaglia di brani di diverso genere, quasi un album-compilation, ma mi sembra di capire che l’ostacolo sia stato superato.. In fondo il nostro sound non è altro che il riflesso e l’elaborazione di tutti i nostri ascolti e delle nostre influenze: sicuramente c’è molto nord-Europa, molta influenza del death e del black primordiali, ma anche e sicuramente l’oscurità che caratterizza alcune storiche band del nostro paese e qualcosa del rozzo e in-your-face punk rock. La cosa divertente è che alcune delle parti più oscure e con le sonorità più fredde sono state scritte nella tranquillità estiva di una casa al mare..
“Vanity Unfair” è un lavoro curato sin nei minimi dettagli, la resa sonora è perfetta, vi siete affidati alle mani esperte del 16th Cellar Studio di Stefano Morabito. Come mai la scelta è ricaduta su di lui?
Abbiamo la fortuna, nella capitale, di avere moltissimi studi di registrazione attrezzatissimi e con fonici eccellenti, la maggior parte dei quali sono anche amici e musicisti con i quali siamo cresciuti. Anche stavolta c’era quindi solo l’imbarazzo della scelta. Scelta che è stata ardua ma che alla fine è ricaduta su di lui per un sacco di motivi. Stefano ormai è uno dei capisaldi per romani e oltre, è un gran professionista, ed è anche lui un fan del metal estremo degli albori, come tutti noi. Inoltre si è dimostrato più e più volte interessato ai “nuovi” Nerodia, diciamo da “fan”. Avere un fonico che conosce la tua musica, che ama il suo lavoro e che apprezza il tuo, è il top. A questo punto ci è sembrata una scelta ottimale, e i risultati ci hanno dato ragione! Devo dire che non è stato per niente tenero e ci ha letteralmente spremuto come limoni per ottenere TUTTO al massimo delle possibilità ed oltre, e sinceramente risentendo l’album devo dire che ha funzionato alla grande! Anche lui si è dato al 666%, e una delle più grosse soddisfazioni è stato vederlo divertirsi, entusiasmarsi e godersi l’album sia in fase di registrazione che di mix & master. In più è matto per i Dismember e i The Crown: mi sembrano motivazioni ottime!!
Tra l’altro è presente anche Massimiliano Pagliuso dei Novembre, come ospite su uno dei brani. Com’è nata questa collaborazione? Cosa pensate di questo musicista e perché avete scelto proprio quella traccia per lui?
Max è un gran chitarrista ed un amico, ci conosciamo dagli albori del metal a Roma, molto prima che entrasse dei Novembre, quando da sbarbatelli ci incontravamo tutti (Novembre.. anzi Catacomb, inclusi) in giro per il centro o passavamo ore nei negozi di dischi a parlare di musica & affini. In un momento casuale di ilarità facebookiana (siamo tutti linkati su fb: avrai notato l’estrema serietà e sobrietà dei presenti.. ), ho avuto un lampo, e pensando ai suoi trascorsi come ospite di altri album (ad ex. Airlines of Terror – andateveli a sentire…) ho pensato che sarebbe stato molto bello averlo anche su un brano di Vanity Unfair come ospite. Lui ha accettato subito la sfida con entusiasmo, si è fatto letteralmente un gran culo per sfornare un assolo che fosse adatto al nostro genere, e come tutti immaginavamo, ha tirato fuori questo mini capolavoro di 20ina di secondi. Siamo stati tutti immediatamente entusiasti già dal primo ascolto, e quello che sentite sul brano è la sola versione ricevuta, diciamo la take one! L’unica nota “negativa” è che al sottoscritto è toccato l’onere di doverlo studiare, imparare e ripetere dal vivo: beh.. Challenge Accepted!
I Nerodia in fase compositiva si affidano al lavoro di squadra o preferiscono gli spunti del singolo, per poi svilupparli insieme?
Tendenzialmente cerchiamo di comporre i brani insieme, essendo una band e non un progetto solista. Devo dire pero’ che dal mio ingresso nella band sono stato piuttosto prolifico, invadente e propositivo, e ho portato in sala talmente tanto di quel materiale buono che alla fine è stato utilizzato solo quello per l’album, tenendo da parte per il futuro molto altro materiale che avevamo iniziato a comporre con gli altri. Alcuni brani erano già stati concepiti come tali, ed hanno avuto bisogno solo di un po’ di arrangiamento e della parte lirica, mentre altri sono stati portati come bozze e sviluppati in sala prove. Una delle cose a cui tengo molto, anche su brani composti da me al 100%, è coinvolgere il resto della band, perché penso che anche l’apporto di una sola piccola nota o di una sola piccola idea su un brano possano fare la differenza e quindi siano importanti quanto il resto del brano stesso.
Comporre un album è un processo complesso, che richiede tante fasi, ma c’è stato un momento, prima di ascoltare il risultato finale, in cui vi siete resi conti di aver fatto un ottimo lavoro, di essere soddisfatti al 100%?
Senza voler peccare di presunzione, posso dire che ci sono stati molti momenti di questo genere, in realtà, perché alcuni dei brani dell’album avevamo già iniziato a presentarli dal vivo da un po’ per variare la scaletta, che consisteva in alcuni brani del primo album e in quelli più recenti dell’ep “Prelude to Misery”. Questi sono sempre stati recepiti con un certo entusiasmo sia in sala prove che che sul palco. Quando provi un brano, lo suoni e alla fine vorresti immediatamente suonarlo di nuovo o ascoltarlo da una radio o dallo stereo, sai di aver fatto un buon lavoro, e soprattutto un lavoro sincero! Guardando al passato credo che i brani di Vanity Unfair siano quanto di meglio sia uscito dalle mie corde, e non potrei essere più soddisfatto di questo. Inoltre su Vanity mi sono molto divertito a togliermi un sacco di sfizi personali che avevo in serbo da un po’: scream Arayani, coretti vari, caos primordiale, pianoforte, ecc..
Quali sono i vostri progetti per il futuro? Ci sono appuntamenti per l’estate da tenere a mento o altre iniziative per la promozione dell’album?
Contiamo di promuovere al meglio l’album, in realtà ci sono delle cose in cantiere, ma non per l’estate, che per vari motivi è un po’ passata in cavalleria. Da settembre si riprende alla grande!
Grazie ragazzi per il tempo che mi avete dedicato, come al solito l’ultima parola spetta a voi, lasciate un messaggio ai nostri lettori. A presto!
Grazie a voi, ci si vede live! E ricordate: “Vanity, definitely our favourite sin!”
Foto in evidenza: Giacomo Mearelli