Dar vita ad un progetto strumentale non è mai semplice, ma i Nineleven sono riusciti nel difficile intento di comporre nove tracce che non lasciano assolutamente rimpiangere l’assenza di una voce, rimpiazzata dal synth.
L’album è caratterizzato da un Doom sporco, come del resto suggerisce il titolo “Uno Sporco Trucco”, psichedelico, dannatamente pesante e coinvolgente. Il merito è soprattutto dei riff di chitarra granitici, pesanti come un carro armato che avanza inesorabile e travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino. Le atmosfere create sono ansiogene, cariche di tensione, riescono ben a rappresentare l’argomento intorno al quale è incentrata le release, ovvero la Prima Guerra Mondiale. Non mancano però passaggi più dilatati, raccolti, con assoli di chitarra di buona fattura, arpeggi clean dalle melodie sognanti. In questi frangenti si apprezza maggiormente l’apporto del synth, che sembra quasi stridere violentemente con il resto del tappeto musicale.
I ritmi sono cadenzati, come nella migliore tradizione del genere, anche se i Nostri non disdegnano qualche accelerazione che conferisce maggiore dinamicità alle composizioni. I riff di chitarra rimangono comunque il punto di forza dei Nineleven, perché sono possenti, Gux, il quale si occupa anche del synth, crea un vero e proprio muro del suono che trascina l’ascoltatore e genera un feroce headbanging.
Ovviamente il lavoro del chitarrista è ben supportato da una sezione ritmica all’altezza: al basso troviamo Arch Stanton, mentre alla batteria Elvin Roach, essenziale ed efficace allo stesso tempo.
“Uno Sporco Trucco” è davvero un ottimo inizio, come detto in apertura, l’assenza della voce è assolutamente trascurabile, possiamo ben dire che permette di focalizzarsi maggiormente sul grande lavoro svolto da tutti gli strumenti.