Secondo disco per i No Man Eyes, band che delizia l’ascoltatore con un mix di Heavy Metal, Progressive e Power, una miscela esplosiva e ricca di melodie che viene sintetizzata nelle undici tracce di “Cosmogony”. Tra i generi che caratterizzano il loro songwriting non bisogna dimenticare la componente Thrash, che emerge in più di qualche occasione e che si traduce in accelerazioni davvero brucianti.
I ragazzi genovesi catturano l’attenzione grazie a riff granitici di chitarra, con parti soliste arrembanti, basti citare “Huracàn” su tutte, che hanno un sapore costantemente neoclassico. Non si tratta comunque di virtuosismi buttati lì a caso, perché sono ben contestualizzati con il tappeto musicale.
Da lodare anche il lavoro svolto dal singer Fabio Carmotti, il quale disegna con la propria voce melodie interessanti, non dimenticando l’ardore che passa attraverso passaggi rabbiosi ed altri epici. Il timbro è prettamente pulito e mantiene alta la tensione grazie a parti che prediligono gli acuti rispetto ad un cantato più grave. Non mancano comunque passaggi quasi narrativi, che trovano ottima collocazione nell’atmosfera epica dell’album.
La forza dei No Man Eyes risiede nella dinamicità delle loro composizioni, che alternano sensazioni diverse, mantenendo comunque intatto lo stile, abbastanza riconoscibile. Hanno assorbito quanto di meglio prodotto negli anni passati da altre band storiche, appartenenti ovviamente ai generi citati in precedenza, ed hanno così elaborato la propria versione degli stessi. Il risultato è pienamente godibile e di alto livello, grazie all’elevato tasso tecnico messo in campo da tutti i musicisti. In questo senso bisogna citare anche l’impegno profuso dal drummer della band, il quale dimostra di possedere un’ottima tecnica e di saperla mettere al servizio di un progetto comune.
“Cosmogony” ci consegna una band in grande spolvero, che si fa apprezzare per la cura posta nei particolari e le soluzioni d’impatto.
