Addio depressione e richiami all’oscuro. La musica è fatta per guardarsi dentro e gioire di ciò che si trova.
D’altronde, l’ultimo album s’intitola “Everything Is Good” (la recensione) e poco importa se in Italia ancora non hanno ricevuto il giusto apprezzamento: i Prehistoric Pigs continuano per la loro strada, soprattutto estera.
L’intervista:
Ciao ragazzi, benvenuti su Metal In Italy! Iniziamo subito con le presentazioni: perché Prehistoric Pigs? Ho notato che sulla vostra pagina Facebook ci sono dei riferimenti a Churchill ed Orwell…
Ciao! Abbiamo voluto associare la nostra musica all’immagine di grosse bestie feroci ed arcaiche perché il nostro suono è proprio così, sporco, pesante, ossessivo. Come un’orda di maiali preistorici all’attacco.
Un trio, niente vocals, ma solo strumenti in primo piano, nessun elemento elettronico, si tratta di scelte stilistiche ben precise?
Quello che conta per noi è la musica, i suoni, le sensazioni che stimoliamo con le nostre canzoni. Non abbiamo alcun “contenuto” da trasmettere. Non ci interessa niente di Satana, dell’amore, della depressione, delle scie chimiche, delle verdure. Chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla musica, questo è quello che conta per noi.
Ho notato, con piacere, che nelle parti soliste di chitarra non c’è una chitarra ritmica, il tappeto sonoro resta nelle mani di basso e batteria. Ritenete che sia un modo per rimanere comunque fedeli al proprio sound sia su cd che dal vivo?
Esatto, vogliamo che l’ascolto del cd sia il più fedele possibile a quello di quando suoniamo dal vivo. Raramente abbiamo aggiunto ad una nostra registrazione qualcosa che poi non possiamo riprodurre live. La scelta di non mettere la chitarra ritmica sotto agli assoli è anche una questione di puro gusto musicale, condiviso da tutti e 3.
Le atmosfere che aleggiano su tutta la release sono malinconiche, oscure, perché la scelta del titolo “Everything Is Good”?
Il titolo è una considerazione ironica delle situazioni che ci troviamo a vivere costantemente nel nostro essere band che fa rock underground. Chi ci conosce sa che sappiamo adattarci ad ogni situazione, che si tratti delle condizioni inumane cui ci sottoponiamo dal punto di vista della comodità quando viaggiamo in macchina verso i luoghi dei concerti, alla biodiversità dei luoghi dove dormiamo quando siamo in tour, a tutto quello che ci capita quando siamo in giro a suonare. Tiriamo fuori l’aspetto positivo da ogni situazione in cui ci ritroviamo. Non abbiamo problemi, everything is good, tutto a posto.
L’assenza di un cantante pone inevitabilmente l’attenzione su tutti gli strumenti, immagino che in fase compositiva venga posta una particolare enfasi sugli arrangiamenti. Come nasce un brano dei Prehistoric Pigs?
Le nostre sessioni musicali in sala prove sono delle vere e proprie jam. Solitamente parto io con un riff e gli altri seguono a ruota. Si improvvisa molto e se c’è qualcosa che ci piace lo teniamo. Siamo consapevoli che l’assenza della voce focalizzi l’ascoltatore sulla composizione dei brani e quindi tentiamo di articolarli in modo
non banale, ed in modo che chi ascolta possa “entrare” nella canzone e lasciarsi portare via.
Ascoltando l’album ho riscontrato una certa propensione alla sperimentazione, all’esplorazione di sonorità e linee melodiche non scontate. Ritenete che sia una giusta interpretazione?
Sai, la struttura del terzetto chitarra+basso+batteria secondo me è per definizione propensa alla sperimentazione ed all’improvvisazione. Dal vivo poi le canzoni vengo eseguite mantenendo i temi principali ma se l’atmosfera è quella giusta, l’improvvisazione prende piede ed allora le dinamiche variano, certi pezzi si dilatano, gli assoli vagano, e via.
Per quanto riguarda i vostri gusti musicali, da quali esperienze provenite? Ci sono delle band o più in generale delle sonorità che vi influenzano?
Io e mio fratello siamo cresciuti ascoltando i dischi di nostro padre, grande estimatore di Frank Zappa. Jimi Hendrix è stato il mio maggiore ispiratore. Fra le band che fanno parte del nostro retroterra, citerei Led Zeppelin, Kyuss, Rage Aganist The Machine, Rory Gallagher, Ten Years After, Robin Trower, Black Sabbath, Faith No More, Deep Purple, Pink Floyd, Jefferson Airplane, Colour Haze, Fu Manchu.
Ogni gruppo ha sostenitori e detrattori, nel vostro caso quali sono gli elogi e le critiche che avete ricevuto dall’uscita dell’album? Ci sono dei punti forti che vengono fuori con più frequenza?
La critica che abbiamo ricevuto maggiormente riguarda una nostra propensione all’ossessività di certi riff. Un’altra è quella “ma davvero non avete una voce?”. Fra i punti forti ci piace sottolineare la capacità che, dicono, abbiamo di far “viaggiare”. Un altro pregio imputatoci è la nostra gestione molto varia delle dinamiche all’interno delle canzoni.
Capitolo live: una band come i Prehistoric Pigs trova facilmente delle locations aperte alle vostre sonorità? Diciamo che in Italia troviamo pochissimo spazio, sembra interessare poco il nostro modo di fare musica, i posti dove poter suonare scarseggiano e se non sei “amico di” è dura suonare. Dall’ estero invece ci giungono numerose richieste tant’è che dobbiamo rinunciare a molte date. Avendo tutti e tre un lavoro, ed io anche moglie e figlie, tentiamo di fare non più di una mini tournèe di tre giorni al mese, e considerando che appunto i nostri live si svolgono praticamente tutti all’estero siamo soddisfatti così. Ti dico solo che il 99% dei cd venduti on line li spediamo fuori dall’ Italia.
Prima di concludere l’intervista vorrei sapere quali sono i vostri progetti futuri…c’è già qualche nuova composizione all’orizzonte?
Nei prossimi mesi ci aspettano un bel po’ di date in giro per l’Europa. Poi, come ti dicevo in sala prove nasce sempre qualcosa e abbiamo già molto in cantiere. Magari faremo un altro split!
Grazie ragazzi per il tempo che mi avete concesso. Lascio a voi l’ultima parola per un saluto ai nostri lettori ed ai vostri fans.
A presto! Ciao! Per sapere le cose che facciamo, seguiteci con amore su feisbuc. Ci vediamo in giro, a qualche concerto nostro (soprattutto se siete all’estero) o di Fedez!