Gli Amorphis… Ma quanto sono fighi gli Amorphis?? Va bene, tolgo i panni del fan sfegatato e racconto i fatti.
Io e Giuseppe siamo partiti da Telese Terme, in provincia di Benevento, per andare a Trezzo Sull’Adda a vedere gli Amorphis. 780 km per vedere i miei miti… Ragazzi non ce la faccio, sono un fan. E da fan, come un ragazzino, ho fatto la traversata italica. Con calma, l’età avanza! Colazione, pit stop, birretta e passeggiata sotto il Duomo di Milano, altra birretta e via a Trezzo. Arriviamo in tempo per le ultime 3 canzoni dei Soilwork. I deathsters di Helsinborg sembrano in forma; forse il buon Bjorn è un po’ goffo e appesantito, ma se glielo dicessi in faccia lui risponderebbe “da quale pulpito, guarda che panz!” quindi continuo a pensare a bassa voce. Ho lasciato i Soilwork ai tempi di “Stabbing the Drama” quindi ho pochi elementi per giudicare la loro performance, devo dire però che l’ultima “Verkligheten” è bella e funziona.
La birra pre Amorphis ci sta tutta, mi prepara psicologicamente al mio evento personale. Il Live Club di Trezzo è pieno, si spengono le luci e subito un micidiale uno-due con “The Bee” e “The golden elk”. I suoni sono perfetti, la band è più in forma che mai, quasi meglio di tre anni fa quando li vidi all’Orion di Ciampino (ma quella serata non fa testo, un’accoglienza mortificante da parte del pubblico capitolino all’epoca, un centinaio di persone… vabbè pochi ma buoni).
Molto spazio al nuovo album “Queen of Time”, con diversi estratti, il sopracitato singolo “The Bee”, “Message in the amber”, la malinconica “Bad Blood” e la bellissima “Heart of the giant”, pezzo già entrato di diritto tra le composizioni più belle dei finnici. Non mancano però i classici vecchi e nuovi: “Sky is mine” è uno dei miei pezzi preferiti, “Silver Bride” non smetto di canticchiarla dal 2009, mentre sono felice di constatare che pezzi recenti siano già entrati nel cuore dei fan, soprattutto brani non di facile piglio come “Hopeless day”.
Chiusura epica con tre classici di epoche diverse: immarcescibile “Black Winter Day”, la recente e meravigliosa “Death of a king” e il primo vero classico con Tomi alla voce “House of sleep”, cantata a squarciagola da tutti. Si chiude così una performance eccezionale, gli Amorphis per quanto mi riguarda sono una band che fa storia a se, decisamente superiore alla media e soprattutto in grande spolvero nonostante i quasi 30 anni di carriera. La cosa che mi ha particolarmente colpito è la straordinaria forma fisica, soprattutto di Tomi: un growl che sembra uscire dalle caverne e una voce pulita che ti avvolge; mi piaceva molto anche la voce di Pasi, ma il motivo per il quale gli Amorphis sono ancora qui a dettare legge è perché hanno un cantante con le palle e, finalmente, un frontman.
E si, scrivono ancora grandissime canzoni, talmente belle che possono permettersi il lusso di snobbare nei concerti album mostruosamente belli come Elegy, Tuonela, Am Universum…certo se avessero eseguito Better Unborn, Greed o Alone avrei assistito al concerto della vita, ma chi ha il coraggio di lamentarsi dopo una serata così? L’ho già detto che gli Amorphis sono fighi?