Onestà intellettuale ed artistica prima di tutto: i Ruxt sono consapevoli delle influenze musicali, evidenti nei brani che propongono, ma non se ne fanno una colpa, perché sanno di suonare con il cuore, piuttosto che con la tecnica. Sanno quali sono le loro radici e ne portano avanti la tradizione, pur rivisitando il tutto in chiave moderna. Ecco l’intervista al chitarrista Stefano Galleano.
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Iniziamo subito con le presentazioni: chi sono i Ruxt e quali le tappe fondamentali della vostra carriera?
I ruxt sono un gruppo di Genova che si è formato nel 2016 dall’esigenza del chitarrista Stefano Galleano di rielaborare le tipiche sonorità Hard Rock degli anni 80 in chiave un po’ più moderna.
I Ruxt hanno alle spalle tre anni di attività, ma i suoi membri sono musicisti con molta esperienza, perché avete deciso di intraprendere questo nuovo viaggio?
Un po’ per i motivi che ho sopra descritto. Benchè i componenti della band abbiamo esperienze passate diverse tra loro, ci ha accumunati il desiderio di fare un passo indietro. Non volevamo inventare nulla di nuovo, ma cercare invece di riproporre un genere che secondo noi si era perso nel tempo.
Tre anni e tre album, devo dire che siete una band davvero prolifica. Come nascono i vostri brani?
Si, da questo punto di vista siamo molto prolifici. I brani nascono dalla mia chitarra (Stefano Galleano). Si imbastiscono riff, che poi prendono forma nella studio di Steve Vawamas. I pezzi poi vengono arrangiati insieme. Nell’ultimo disco il songwriting è stato ampliato dal contributo di Andrea Raffaele (chitarra), che ha scritto 4 brani. Abbiamo moltissimo materiale. È tutto molto istintivo e diretto, non pensiamo troppo alle strutture, scriviamo e suoniamo più con il cuore e la passione che con la tecnica e credo che questo si senta anche nei dischi e nella composizione dei brani.
Nel vostro sound ci sono citazioni di mostri sacri del panorama Rock/Heavy, quali sono le band che maggiormente hanno influenzato il songwriting?
Inutile nasconderci dietro un dito: siamo cresciuti impregnati di Hard Rock: dagli Zeppelin, ai Deep Purple per arrivare a Saxon, Whitesnake, Dio, Def Leppard, Gotthard ecc ecc.
Riferimenti alla storia del Rock, ma con un tocco personale. Come riesce una band a far convivere tradizione e sound moderno? Come imprimere il proprio marchio personale?
Qui subentra il gusto e il tocco personale: i riff possono ricordare cose già sentite, ma devono essere suonati e strutturati in una chiave che ha contaminazioni più moderne, magari anche solo l’utilizzo di suoni più moderni. Ecco che il quadro finale prende forma.
Quali sono i temi trattati nei brani? C’è un filo conduttore o si tratta di episodi singoli?
Curiamo molto i testi, non c’è un filo conduttore, mi piace molto parlare di qualsiasi cosa, non possono tuttavia mancare i temi legati all’amore.
Prima dell’uscita dell’album avete pubblicato il singolo “Here And Now”. Perché avete scelto questa traccia? Ritenete che sia quella che rappresenta al meglio “Back To The Origins”?
A dire il vero ci abbiamo pensato molto. non credo che sia il pezzo più rappresentativo, ma sicuramente un pezzo diretto che va dritto al punto di quello che siamo. Forse avremmo potuto utilizzare la traccia “I Will Find The Way”, ma temevo l’accostamento immediato agli Whitesnake. “Here And Now” è un brano classico, bel riff, bel ritornello e credo sia stato giusto così.
In un mercato saturo di uscite discografiche, in cui la vendita dei CD è ridotta al minimo e non è sempre facile trovare locali che vogliano far esibire band che propongono musica propria, qual è la scintilla che vi spinge ad andare avanti?
Bella domanda, su questo mi sto interrogando da tempo. I dischi non si vendono più, i ragazzi non ascoltano più, la piattaforma più utilizzata è youtube, dove devi postare il tuo materiale e la media di ascolto di ogni brano è di 2 min max (ma non solo per noi). Questo denota un ascolto distratto, veloce, devi dire tutto nei primi 30 secondi per far restare le persone ad ascoltare almeno l’assolo del pezzo. È molto triste questo…i tempi del rituale dell’ascolto del vinile sono venuti meno, il tempo in cui ascoltavi tutte le tracce più volte per metabolizzare il lavoro di una band è andato. Bisogna lavorare affinchè il messaggio passi in un paio di minuti, non e’ facile. Il disco con le 11 trace non lo ascolta più nessuno e questo è un vero peccato. Esibirsi dal vivo e un’altra impresa, poche cose e spesso mal organizzate. Stiamo valutando di rinunciare all’atività live per dedicarci più intensamente a quella in studio.
Prima di lasciarci una domanda sui progetti futuri: cosa avete in programma per il 2019?
Per il 2019 stiamo scrivendo nuovo materiale, contemporamente sto arrangiando il best dei tre dischi in versione acustica, non sappiamo ancora che cosa faremo di questo lavoro ma ci stiamo lavorando. È molto bello!
Grazie mille per la vostra disponibilità, lascio a voi le ultime parole, lasciate un messaggio ai nostri lettori. A presto!
Siamo molto soddisfatti, nonostante tutto, di quello che abbiamo fatto in tre anni. Tre album ben assortiti ed apprezzati da tutti. Ascoltate la nostra proposta, non perchè è nuova ed originale, ma perchè è scritta e suonata con il cuore. Grazie a tutti, un ringraziamento alla band: Matt Bernardi (voce), Steve Vawamas (basso), Andrea Raffaele (chitarra) Alessio Attila Fanelli (batteria).