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Sawthis: “Babhell” – Recensione

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Una band devota al cambiamento sin dagli inizi, quando logiche ed avvocati americani imposero ad un gruppo di ragazzi alle prime armi di cambiare moniker perchè “SOTHIS” era già in uso ad un gruppo californiano.
Anche il non perdersi d’animo ha caratterizzato l’anima di questa band ed oggi i Sawthis si prendono le rivincite con il passato sfornando un album che si attesta tra le migliori uscite di questo 2017.
Ai microfoni di Metal In Italy lo avevano detto: “non abbiamo inventato niente, ma quello che facciamo, lo facciamo con passione”. Ed è vero. E’ dannatamente vero.
Con “Babhell” il combo abruzzese si propone al pubblico in una veste nuova, sicuramente non originale se paragonata al contesto generale, ma innovativa rispetto a se stesso.
Non siamo dinanzi ad un cambio radicale del sound martellante che ha caratterizzato i principali lavori, ma abbiamo un disco che è una chicca, con parti melodiche e a tratti malinconiche, intervallate da ritmi ossessivi perchè l’ascoltatore deve essere travolto e basta, senza che gli venga dato modo di capire.

“Babhell” è così. E’, per stessa ammissione dei ragazzi, un album sanguigno.
L’ “architetto” Melchiorre ci ha messo tutta la passione che aveva in corpo e grazie alla ritrovata compagnia e presenza nella band del chitarrista Adriano Quaranta, è riuscito a mettere la firma su un lavoro notevole.
I primi due singoli presentati “This String Is For Your Neck” e “Start A New Game” in realtà sono stati una “paraculata”. E’ stato un modo per dire ai fan che i Sawthis erano tornati sulla piazza con la loro carica di sempre. Sbagliato.
Paradossalmente i singoli sopracitati sono i pezzi meno interessanti nel quadro generale del cambiamento portato avanti dalla band perchè potremmo citare tutte le altre tracce e trovare in ognuna di esse qualcosa che sia il vero elemento di novità.
Un esempio è dato dal cantato. Le parti clean di Alessandro Falà sono più frequenti ed i suoi giochi con le backing vocals sono estremamente orecchiabili.

Con “Babhell” i Sawthis hanno sperimentato anche le atmosfere evocative: in “Through Hell”, ad esempio, avverti il calore delle fiamme che si sprigionano; in “Never Alone”, invece, pezzo lento e sentimentale, l’intro al piano ad opera di Nico Andrea Di Benedetto è accompagnata da un quasi impercettibile crepitio di vinile che gira.
Chiude il pezzo, a mio avviso, più completo dell’album, “No Time To Die” che è un grido di speranza e di voglia di esserci ed infatti ogni singolo “Sawthis” contribuisce con la propria attitude.

Album, senza mezzi termini, spettacolare.