Michael ma belle, stavolta la baguette l’hai fatta grossa.
Il numero uno dell’etichetta Season Of Mist, Michael Berberian, ha pubblicato recentemente un post sulla propria pagina personale Facebook, in cui ha elencato tutta una serie di regole per poter essere degni dell’attenzione della label, sollevando però un polverone.
Il post in questione è sparito, forse perchè viste le reazioni, il buon Michael ha capito che l’aveva fatta che puzzava.
Ad ogni modo, nessuno vuole sindacare sulle scelte di cernita delle band: ogni etichetta si riserva, appunto, di scegliere, di ascoltare o non ascoltare, di accettare o rifiutare. E fin qui nulla di male, ci mancherebbe. Il problema però è che nell’ultimo punto di questo post, prontamente catturato dagli utenti per lasciarlo ai posteri, Barberian ha gratuitamente lanciato una stoccata al metal italiano. Diciamo che i musicisti italiani non l’hanno presa benissimo e a nulla sono serviti i commenti postumi a cercare di mitigare il clima rovente venutosi a creare, facendo passare il tutto come una burla.
Noi siamo Metal In Italy e, come sapete, ci occupiamo di dar voce alle band italiane (anche perchè per quelle straniere c’è la Season Of Mist…) ed è per questo motivo che vorremmo rispondere punto per punto a Michael ma belle.
Queste le risposte:
1 – “Non sputà in cielo che sempre in testa ti torna”, si dice dalle mie parti. Anche tu avrai cominciato con quattro demo inascoltabili, ma le hai fatte tue come se fossero la cosa più bella che avessi mai sentito.
2 – Il gioco del rimpallo tra le label è puerile, oltre ad essere una perdita di tempo per tutti. Se ne hai così tanto free, potresti riposarti o darti al volontariato: a Marsiglia è molto conosciuta l’associazione “Crijpa”.
3 – Sai… chi ti contatta o vuole conoscere un tuo parere non sta a lì ad aspettare che tu gli dica che ha composto il disco del secolo: è lì per ascoltare anche le critiche e quindi migliorarsi.
4 – Esiste la frase canonica “Grazie, le faremo sapere”. Lo fanno anche se mandi un curriculum ad Intimissimi, quindi potresti farlo anche tu. Non per altro… dietro quel demo che compreresti solo se non ci fosse altro su Amazon magari c’è lo stipendio di un padre di famiglia o di un ragazzo che ha fatto in un mese tre lavori.
5 – Su questo punto posso essere d’accordo con te. Non tutto ciò che arriva è meritevole della sufficienza, ma ti rimando al punto 4.
6 – L’Italia fa un ottima pasta ed è anche universalmente riconosciuta come la patria della musica, principalmente quella polifonica volendo tornare ai fasti del Sacro Romano Impero e ai canti gregoriani. Ad ogni modo, ci sono band italiane che guadagnano più di me e te messi assieme e le altre che si muovono nel limbo portano avanti dignitosamente la propria identità.
E come settimo punto, ricordiamo a Michael ma belle che alcuni paesi, senza far nomi, sanno fare altre cose oltre la pasta: