L’importanza di sapersi intendere al volo, di sapere come e dove agire per creare il pezzo perfetto.
L’alchimia di tre grandi musicisti ha dato vita al progetto Starbynary, Power/Progressive Metal band di Trieste.
Nelle scorse settimane è uscito “Dark Passenger” (la recensione), debut album a tinte forti del trio che ha ricevuto e sta ricevendo ottimi feedback anche dall’estero.
In questa sede scambiamo due chiacchiere con Luigi Accardo, tastierista negli Starbynary, ma soprattutto virtuoso del clavicembalo.
Salve Luigi, benvenuto sulle pagine di Metal In Italy. Abbiamo recentemente recensito il vostro album “Dark Passenger”, prima di parlarne anche con te, ti chiedo di presentare la band ai nostri lettori.
Ciao e grazie a te per l’invito, ci fa molto piacere! Starbynary è un progetto nato dalla volontà di Joe Caggianelli e Leo Giraldi, amici di vecchia data. Insieme hanno deciso di realizzare un concept sulle vicende di Dexter e si sono lanciati con grande voglia nella stesura dei pezzi, in attesa di trovare gli altri elementi della band. Io sono stato contattato da Joe che aveva avuto modo di vedere i video, dal mio canale Youtube, nei quali “coverizzavo” assoli di alcune delle band che lui segue assiduamente. Il suo progetto mi ha conquistato subito, e fin dai primi giorni di lavoro insieme sui pezzi mi sono sentito a casa, sotto tutti gli aspetti: professionalità, simpatia, disponibilità. Dal punto di vista umano è venuta fuori una situazione che non mi sarei aspettato e in breve tempo la macchina Starbynary è partita, e senza neanche doverne parlare ognuno ha naturalmente preso possesso dei propri compiti. Siamo ormai una perfetta catena di montaggio sotto tutti gli aspetti della produttività musicale!
La band è costituita da tre membri ufficiali, ma per la realizzazione del full length vi siete avvalsi di due collaborazioni eccellenti, puoi parlarci di questi due musicisti e del perché la scelta è ricaduta su di loro?
Siamo tutti e tre fan dei Symphony X. Quasi per scherzo, un pomeriggio ho contattato su Facebook Mike Lepond, e gli ho parlato del progetto e inviato un po’ del materiale chiedendogli cosa ne pensasse e se eventualmente gli potesse interessare l’idea di registrare il basso per il nostro disco. La sua risposta è stata super positiva, il disco gli è piaciuto molto e nel giro di poche settimane abbiamo avuto anche tutte le tracce di basso, che hanno dato una spinta in tiro e in eleganza a tutti i pezzi. Diego Ralli è in realtà un nome fittizio creato ad arte per un nostro amico, che ormai vive all’estero e ha cessato con l’attività di batterismo per motivi familiari, e che ringraziamo molto per il lavoro svolto per noi.
Siete attualmente alla ricerca di bassista e batterista o pensate di continuare con altre collaborazioni?
In realtà noi siamo in una condizione di perfetto equilibrio attualmente; ovviamente bassista e batterista sono fondamentali al momento dell’attività live. Abbiamo già una rosa di nomi di persone che si sono proposte. Sceglieremo con calma e accuratamente. Se posso dire la mia, l’idea di avere Mike anche per il prossimo lavoro, non mi dispiace affatto. Staremo a vedere!
L’idea iniziale di fondare la band è nata da Joe e Leo, successivamente Luigi ti sei unito anche tu, costituendo così un trio che definirei “delle meraviglie”, dal momento che siete ottimi musicisti. Cosa ha rappresentato il tuo ingresso nell’economia della band?
Penso di aver contribuito in due modi: da un lato portando anche le mie idee sulla musica e in generale, andando a sommare quindi l’esperienza dei miei ascolti a quella in realtà molto più vasta per il genere che appartiene a Joe e Leo. Dall’altro lato, rimanendo strettamente su questioni musicali, mi sono occupato di tutti gli arrangiamenti (un buon numero di pezzi erano già stati scritti, anche se ancora non in forma definitiva, quando sono entrato a far parte del progetto), e ho scritto personalmente l’intro, Reflections, Turn Around, Look Away e la suite finale, chiaramente sempre coadiuvato dal lavoro di Leo, una vera macchina da guerra al momento della costruzione di una canzone.
Puoi parlarci della tua formazione musicale? Che tipo di studi hai seguito?
Io principalmente sono attivo nel mondo della musica antica e barocca. Sono diplomato al conservatorio in pianoforte, strumento sul quale ho mosso le dita per la prima volta, ma ho sempre avuto una forte tendenza alla musica barocca. Infatti dal 2009 suono esclusivamente il Clavicembalo, mi sono diplomato e ho conseguito recentemente anche il Biennio di II livello proprio su clavicembalo e tastiere antiche. Colgo l’occasione per farmi un po’ di pubblicità: è recentemente uscito il disco del mio duo di clavicembalo, il Daccapo Italian Harpsichord Duo, dal titolo “The Bach’s Court in Leipzig”. Per chi avesse voglia di farsi un giro nelle atmosfere della musica clavicembalistica della Germania della prima metà del Settecento, il cd è in vendita nei principali negozi, nel mio sito web (www.luigiaccardo.com), su Itunes o su Spotify.
In “Dark Passenger” si susseguono ritmi sostenuti, composizioni molto tecniche che vedono il loro fulcro nel dualismo tra chitarra e tastiere che si alternano a passaggi melodici. Come definireste il vostro sound?
In generale penso che ciò che caratterizza la musica degli Starbynary sia la ricerca dell’unione di due elementi: energia e melodia. Siamo tutti assolutamente sostenitori di ritmi incalzanti, riff veloci e taglienti o lenti e possenti, ma di sicuro in una nostra canzone non mancherà mai l’elemento melodico e di lirismo, se mi è consentito il termine. Il lato tecnico certamente ci accomuna, io personalmente però non lo vivo come “sfoggio” di chissà che qualità, ma come elemento fondante della struttura musicale. Ho sempre pensato che l’elemento tecnico sia alla base di qualsiasi disciplina, e che l’emotività e la ricerca dei sentimenti siano semplicemente messe ancora di più in risalto da esso, che ci consente di rappresentare le atmosfere al meglio delle nostre possibilità. Vi immaginate un poeta che parla dell’amore della sua vita, senza però conoscere la sintassi della lingua, o le coniugazioni dei verbi, o avendo a disposizione un bagaglio di vocaboli misero? Nella musica le cose non cambiano, anche se gli ultimi 60 anni di vicende musicali , soprattutto nella musica di largo consumo, hanno portato la gente a credere anche il contrario!
“The End Begins” è la traccia più lunga del lotto, ben diciassette minuti. Come mai avete deciso di comporre un brano di questa durata?
La “Suite” è abbastanza tipica del filone del metal a cui ci riferiamo, e abbiamo voluto misurarci anche noi con un pezzo di questo tipo. Si tratta di una canzone che in realtà è composta da 4 parti differenti. In essa abbiamo dato sfogo a tutta la nostra indole, mescolando elementi di reale “violenza” musicale a elementi estremamente cantabili; all’interno vi è pure un intermezzo orchestrale da colonna sonora holliwoodiana. Joe è stato molto bravo a lavorarci sopra a livello testuale, non era semplice. In generale, penso si possa dire che The End Begins riassuma il contenuto dell’intero disco. Può essere considerata il nostro primo biglietto da visita.
A distanza di diversi mesi dall’uscita dell’album, che tipo di riscontro avete avuto sia in Italia che all’estero?
Ottimi riscontri, sinceramente. Il 99% delle recensioni è stato più che positivo, e il disco è stato recensito davvero dappertutto, Italia, Francia, Inghilterra, Germania, Danimarca, Stati Uniti, Russia, Polonia, Brasile, Argentina, Grecia, Spagna, Giappone… Siamo soddisfatti perché si trattava del nostro primissimo passo, speriamo sia solo il primo di una lunga passeggiata!
Per quanto riguarda l’attività live ci sono degli appuntamenti per questa estate?
Per questa estate no, a causa degli impegni lavorativi di tutti e tre, ma ci stiamo organizzando per il futuro. Porteremo la nostra musica in giro, perché principalmente poi è quello che è il vero obiettivo del nostro progetto. Inoltre siamo convinti del fatto che la nostra proposta sia perfetta per un buon impatto live, poiché diretta e super fruibile fin dai primi ascolti. Starà a noi farci valere!
quasi giunti al termine dell’intervista, ma prima di lasciarci vorrei sapere: cosa ci sarà nel futuro degli Starbynary? State già lavorando alla prossima uscita discografica?
Certo! Stiamo già lavorando al secondo disco con entusiasmo! Si tratterà di un concept, ma di stampo totalmente diverso rispetto a “Dark Passenger”; infatti tratterà un argomento celebre e per il quale noi italiani siamo molto orgogliosi. Dal punto di vista musicale, abbiamo introdotto nuovi elementi stilistici che penso lo renderanno un lavoro interessante per coloro che già hanno apprezzato Dark Passenger, non mi inoltro nei dettagli per sbilanciarmi troppo. Attualmente 5 pezzi sono già pronti. Siamo quasi a metà.
Ti ringrazio per il tempo che ci hai concesso, a te le ultime parole per lasciare un messaggio ai nostri lettori e ai fans degli Starbynary. A presto!
Ragazzi, seguiteci su Facebook, su Youtube e sul nostro sito. Piano piano snoccioleremo le succulente novità per il futuro.
Grazie a te per l’intervista e un saluto a tutti i lettori!