Ognuno di noi, nel corso della propria vita, è costretto ad interfacciarsi con un periodo buio. La luce in fondo al tunnel a volte è fioca, altre volte brillante… Sta a noi seguirla.
Alexander Scardavian lo sa. Sa cosa vuol dire aver attraversato quel tunnel. Ma oggi è qui, con i suoi Strange Here, con il compagno d’avventure Dom Lotito e con i progetti che intende portare a termine. Grazie anche ad un’amicizia ritrovata…
L’intervista.
Ciao ragazzi e grazie per questa intervista. Cominciamo dall’album: “II” (qui la recensione). Partendo dal titolo, ci troviamo dinanzi ad un secondo atto? Ad un 2.0? Ad un nuovo inizio o cosa?
(Alex) Quest’album segna un nuovo capitolo, perché dopo 12 anni di inattività finalmente ho ritrovato il modo, la strada che da tempo avevo smarrito (per tanti motivi che non sto ad elencare) ma, soprattutto perché mi sono accorto con molto rammarico che questo terzo millennio non ha nulla, o quasi, di nuovo da dare… se non per poche cose per le quali vale la pena spendere parole e fatti.
Ascoltando l’album ho notato come la prima e l’ultima traccia siano musicalmente più movimentate, più rock se vogliamo, discostandosi da un’atmosfera prettamente doom che invece è il vostro biglietto da visita. Siete d’accordo con questa analisi?
(Dom) Sì e no. Tutto ciò che facciamo è interpretare il periodo storico: troppe band si limitano a suonare, noi vogliamo farci capire, costi quel che costi, non guardando in faccia a niente e nessuno che non sia esigenza artistica e, naturalmente, di vita e/o di morte.
Più prosaicamente, a livello concettuale e attitudinale, il nostro riferimento guida è la produzione artistico-musicale degli anni ‘60/70: quell’epoca ha coinciso con la massima espressione della musica moderna, prima che massificazione, standardizzazione e mercificazione diventassero il modello di sviluppo del mercato discografico, corrompendo e plagiando irrimediabilmente la creatività e lo spirito di quegli anni.
Le lyrics non disdegnano testi dal forte impatto. Come nasce e si sviluppa il processo di scrittura?
(Alex) Io sono l’impatto!!! Ho vissuto al limite dell’assurdo, della pazzia, dell’improbabile e nella psichiatria applicata da quando avevo 6 anni (vedi mio fratello Gilas). Cosa mi hai chiesto?!?
Nulla è strano, qui, per me…
Dove sono stati gli Strange Here negli ultimi anni?
(Alex) Gli SH non lo so… io in grosse difficoltà, economiche, fisiche e, perché no, psichiche…
Nel 2002 ho pubblicato un CD dal titolo “Strange Here?” che rappresentava sostanzialmente un progetto solista, subito dopo però sono uscito di scena per diversi anni, a causa di gravi e preponderanti problemi personali. Nel 2006 – quando i miei impedimenti si sono diradati – ho conosciuto Dom, con lui ho trovato un’ottima intesa umana e artistica che mi ha aiutato a ritrovare le motivazioni per “ritornare”.
Nei ringraziamenti presenti nel disco, mi ha colpito la trasparenza con la quale Alexander ha voluto omaggiare le persone che gli sono state vicine in un momento difficile della sua vita. Credo che questo disco possa essere considerato anche un modo per un grande artista di essere riuscito ad abbandonare le paludi del suo passato. Siete d’accordo?
(Alex) Il passato non lo si abbandona, al massimo lo si assimila, trovando la forza e le motivazioni per andare avanti. Io l’ho fatto, ma non è stato per nulla semplice.
La gente non perdona, è spietata e giudica troppo in fretta… il destino ce lo costruiamo con l’aiuto della Misericordia. Io credo, credo in Cristo e in suo padre YHWH, quindi per me paradossalmente è più facile…
L’album “II” ha ricevuto ottimi riscontri anche all’estero: c’è chi vi considera l’esatta fotografia del doom italiano. Cosa ha di speciale il vostro sound?
(Dom) È sincero! Di conseguenza tutto ciò che produciamo è schietto, autentico, non a caso il disco è stato registrato in presa diretta, improvvisando su riff e testi già esistenti. È tanto semplice capire, quanto è complicato riconoscere l’Arte pura: la storia ce lo dimostra con i vari Bach, Penderecki, Syd Barret, Kurt Cobain…
Pensate che il vostro “duo” rimarrà sempre tale? Avete mai pensato all’innesto di nuovi membri per arricchire l’offerta musicale?
(Alex) Io e Dom siamo un’unione creativa e fraterna. Andremo avanti finché avremo qualcosa da dire. Ma c’è una concreta e alquanto interessante novità: io e Thomas H.C. (Death SS, Sancta Sanctorum, Witchfield…) ci siamo riavvicinati dopo molti anni di reciproco silenzio. Ci siamo incontrati, e dopo aver parlato a lungo abbiamo concluso che sarebbe stupido e alquanto egoista non unire le nostre forze.
Sì, è più di una voce, io e Thomas lavoreremo insieme… Dom è con noi. Credo sarà una collaborazione estremamente feconda, dagli esiti potenzialmente dirompenti visto che le premesse sono estremamente incoraggianti… io e Thomas abbiamo riscoperto un’intesa fuori dal comune, ma per il momento è prematuro addentrarsi nei dettagli, non è ancora stato definito un preciso indirizzo stilistico, né il nome con il quale ufficializzeremo il progetto.
Cosa ci state preparando per il futuro?
(Dom) Come appena detto, con Thomas H.C. stiamo già lavorando sul nuovo materiale, mentre invece come Strange Here continuiamo a scrivere testi e riff come sempre. Purtroppo la lontananza che ci separa rallenta il processo compositivo congiunto, ma non la nostra creatività individuale.
Le ultime parole sono per voi…
Ti ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato, per le domande estremamente pertinenti e per la tua onestà nel recensire un lavoro “scomodo” come il nostro.