I TerrorWay hanno da poco pubblicato il loro secondo album sulla lunga distanza dal titolo “The Second”, abbiamo colto l’occasione per conoscere meglio la band, il loro stile e ciò che si cela dietro a questo titolo, apparentemente scontato, ma poi non così tanto!
Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Presentatevi ai nostri lettori: chi sono i TerrorWay? Quali sono le tappe fondamentali della vostra carriera?
Ciao a voi! I Terrorway, sono una formazione composta da quattro elementi: Cosma (batteria), Giovanni (basso), Ivan (chitarra) e Andrea (voce). Il nostro genere viene a volte definito “Groove Metal”, “Sperimental Thrash Metal” spesso “Modern Agressive Metal”, anche se ormai ci son talmente tanti sottogeneri e tente derivazioni del metal che non se ne capisce più nulla, secondo noi il termine più appropriato potrebbe essere “Sperimental Metal”, termine che risepecchia abbastanza bene ciò che suoniamo. La nostra discografia è composta da un E.P. “Absolute” uscito nel 2010 e due full-length album intitolati rispettivamente ‘Blackwaters’ (uscito con Bakerteam Records nel 2013) e “The Second” che è il nostro nuovo disco uscito lo scorso 20 maggio sempre con la stessa Bakerteam Records. Per quanto riguarda l’aspetto live abbiamo all’attivo un paio di tour italiani, e abbiamo partecipato a diversi festival che ci hanno permesso di fare da supporto a vari artisti internazionali e non, tra i quali Mnemic, Soulfly, Pain Of Salvation, M-Pire of Evil, Paul Di’Anno, Hour of penance e altri… questo è in sostanza ciò che abbiamo fatto in questi sei anni e mezzo di vita della band.
“The Second” è il vostro secondo album sulla lunga distanza, come mai avete scelto questo titolo? Rispetto al precedente cosa è cambiato nei TerrorWay?
Oltre alla motivazione più immediata che tutti colgono e cioè la scelta di usare “The Second” come titolo del nostro secondo full album, c’è anche un altro significato per noi molto importante. Il tempo è una delle risorse più importanti che abbiamo e ancora più importante è il modo in cui noi lo utilizziamo. Anche una piccola unità temporale, intesa come “secondo”, può essere decisiva nel farci prendere una scelta, giusta o sbagliata che sia. Questo pensiero si ricollega perfettamente alle tematiche presenti nei brani e non poteva esserci altro titolo a nostro avviso più rappresentativo. Sono cambiate molte cose perché in generale la nostra musica si sta evolvendo ma il cambiamento principale rispetto al precedente album “Blackwaters” è l’ingresso nella formazione del nuovo cantante Andrea e del suo approccio al cantato…Cio’ ci ha dato modo di intraprendere un processo di sperimentazione strumentale, ponendoci molti meno limiti rispetto al passato e dal quale non abbiamo intenzione di uscire perché pensiamo che renderà i nostri prossimi lavori più maturi e personali.
Parlando dell’album ho citato nomi quali Meshuggah, Strapping Young Lad, Lamb Of God e Pantera, ho parlato anche di “Djent” e Progressive. Ritenete siano elementi che fanno parte del vostro bagaglio musicale?
Sicuramente le band che hai citato fanno parte del nostro bagaglio musicale, un po’ meno si può dire per quanto riguarda il termine “Djent” in quanto praticamente nessuno di noi ascolta quel tipo di musica. Forse l’utilizzo della 8 corde a volte può far si che ci accostino a quel tipo di sonorità ma penso che oltre a quello non si vada. Noi proveniamo da altri lidi come il metal anni ‘90 e 2000 e penso che oltre alle band da te citate possiamo tranquillamente aggiungere Deftones, Tool e Gojira giusto per completare un po’ il quadro. Per quanto riguarda l’elemento progressive ti diamo in parte ragione perché nel nuovo disco è certamente presente una venatura progressiva. Probabilmente questa è frutto delle nostre continue sperimentazioni sulle armonie presenti nei brani che in quest’album abbiamo volutamente creato per essere più vicine alla fusion (soprattutto nelle parti soliste della chitarra) piuttosto che al progressive metal… genere secondo noi abbastanza inflazionato.
Lungo la tracklist avete mantenuto una costante stilistica, ma ci sono alcuni episodi in cui avete dato vita a qualcosa di diverso, come nel caso di “On The Edge”. In questo caso trova spazio anche la melodia, quanto conta questa componente nel vostro songwriting?
Il fatto che ci sia una costante stilistica su questo album è sicuramente il frutto del lavoro svolto dalla band in questi ultimi anni dove siamo stati sempre alla costante ricerca del nostro sound cercando di distinguerci sempre e comunque da tutte le altre band in circolazione… questo ha fatto in modo che il risultato finale sia abbastanza omogeneo. Per “On the Edge” bisogna invece fare un discorso a parte, in quanto è in un certo senso un azzardo prodotto dalle nostre sperimentazioni. Con questo brano abbiamo voluto osare, rischiare un pochino e vedere come avrebbe reagito il pubblico di fronte all’ascolto di una composizione del genere che ha poco a che fare sia con con quello che avevamo già proposto in precedenza che, noi crediamo, con il metal in generale… “On the Edge” infatti risulta a primo impatto sicuramente molto melodica rispetto al resto dell’album, anche se in realtà ascoltando tutto per bene ci si accorgerà che comunque praticamente in ogni brano, è sempre presente una massiccia dose di melodia. Direi quindi che, anche se non percepita al primo ascolto, la melodia è una componente fondamentale presente nello stile dei Terrorway.
All’interno della band che tipo di ascolti prediligete? Avete tutti più o meno gli stessi gusti musicali, o provenite da ambiti differenti?
Ciascuno di noi ascolta e ha ascoltato moltissima musica di svariato tipo e genere. Di base partiamo più o meno tutti da ascolti differenti e credo sia proprio questa “diversità” di ascolti ad avvicinarci durante la fase di composizione. È come quando hai davanti un libro e non lo apri perché conosci chi lo ha scritto, o non ti piace la copertina o semplicemente perché è un genere che non leggi mai. Poi aprendolo, scopri che è più vicino a te di quanto non pensi e non fa altro che arricchirti. Questo è quello che succede durante la nostra fase di composizione nel senso che ogni elemento che ci differenzia ci arricchisce allo stesso tempo.
“The Second” è stato accolto positivamente dalla “critica”, vi ritenete soddisfatti per il risultato raggiunto? Se poteste tornare indietro cambiereste qualcosa?
La maggior parte delle recensioni che ci sono arrivate sin’ora sono state positive, e questo ovviamente ci ha fatto molto piacere. Naturalmente sono arrivate anche le critiche e come successo anche in passato le abbiamo accolte con serenità e in modo costruttivo come spinta per migliorarci sempre di più. Se ci riteniamo soddisfatti? Considerando il budget ed il tempo a nostra disposizione, abbiamo lavorato abbastanza bene e fatto tutto il possibile per cercare di realizzare un ottimo prodotto sia dal punto di vista compositivo che qualitativo e diciamo che per questo motivo siamo pienamente soddisfatti di questo lavoro anche se ovviamente cercheremo ancora di migliorare per quanto riguarda le nostre produzioni future.
Tra l’altro recentemente c’è stato anche un listening party… che tipo di esperienza è stata per voi?
Si, ci è venuta in mente questa “strana” idea di proporre al pubblico il nuovo album in una veste per noi totalmente nuova e insolita. L’esperienza e’ stata abbastanza positiva in quanto pur non suonando dal vivo, abbiamo avuto l’occasione di parlare, nel vero senso della parola, di tutto ciò che ruota intorno ai Terrorway e del nostro modo di fare e intendere la musica, oltre che ovviamente far ascoltare “The Second”. E’ un tipo di evento che ti permette di entrare in contatto anche con persone che normalmente per svariati motivi non vedresti mai ad un tuo concerto e inoltre portare la tua musica anche in quei locali non propriamente adatti alla performance dal vivo. Sicuramente quando si ripresentera’ l’occasione lo ripeteremo in futuro.
Capitolo progetti futuri: cosa vogliono fare da grandi i TerrorWay? Ci sono delle novità all’orizzonte?
Ci piacerebbe avere la possibilità di continuare a portare avanti per tanti anni questa grande passione che è la musica… ovviamente continuando a crescere a livelli sempre un po’ più alti. Crediamo molto in questo progetto nel quale stiamo spendendo un sacco di energie e risorse. Per quanto riguarda il futuro cercheremo di sfruttare al massimo i contatti raccolti in questi anni e pianificare cosi’ i prossimi concerti. Abbiamo già ricevuto diverse proposte che ci porteranno a presentare nuovamente il nuovo album e la nostra musica a casa nostra in Sardegna ma anche in Italia e sopratutto all’estero.
Pensate che al giorno d’oggi sia possibile vivere facendo musica o si tratta di un’attività da svolgere parallelamente ad un altro lavoro?
Vivere soltanto di musica oggi è estremamente difficile ma forse non impossibile… attualmente per quanto riguarda noi Terrorway, solo il nostro chitarrista Ivan vive di musica. Come ormai tutti sanno, le cose sono molto cambiate rispetto ai tempi in cui Internet era cosa per pochi… non si vendono più dischi e anche tra le band grosse e famose c’è chi è abbastanza in difficoltà. Crediamo che comunque la questione sia una scelta di vita… nel senso che bisogna intendere la musica nel significato più ampio del termine prendendo in considerazione tutte, ma proprio tutte le possibilità e opportunità che un musicista o aspirante tale ha a disposizione.
Grazie ragazzi per il tempo che mi avete concesso, lascio a voi il compito di concludere l’intervista con un messaggio ai nostri lettori. A presto!
Grazie a te per aver dato voce ai Terrorway con questa intervista e complimenti per l’importantissimo lavoro che fai e che fate all’interno di “Metal in Italy”. Invitiamo i vostri lettori che non hanno ancora ascoltato il nuovo album a darci qualche possibilità in quest’epoca caratterizzata dall’ascolto inteso come “usa e getta” e a farci sapere il loro parere… questi sono i nostri riferimenti web principali:
www.terrorway.com
www.facebook.com/Terrorway
https://www.youtube.com/user/TerrorwaY