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The Juliet Massacre: “Non conosciamo band che facciano quello che facciamo noi”

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The Juliet Massacre band

Sono i portatori del Gonfalone italiano del Pig Squeal e probabilmente hanno ragione quando dicono che non vi sia un’altra band sul suolo italico che faccia quello che fanno loro.
Non è presunzione quella dei The Juliet Massacre: la band di Vasto pensa in grande perchè sa di poterselo permettere, avendo i numeri dalla propria parte.
Lo dimostra anche l’ultimo album: “Human Abuse” (la recensione), una vera macchina da guerra.

L’intervista:

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di Metal In Italy. Voi siete in giro già da diversi anni, in Italia il vostro nome è ben conosciuto, iniziamo quindi l’intervista con un saluto in stile The Juliet Massacre…
Breeee Breee Breeeeee!!! Questo penso sia il nostro saluto ufficiale! Qui Antomega, cantante dei The Juliet Massacre, un saluto a voi Metal In Italy e a tutti i vostri lettori.

“Human Abuse” è il secondo capitolo della vostra carriera, mi riferisco ovviamente ai full length. Inevitabile la domanda su quelle che sono le differenze con “Pray For An Afterlife”… ho notato sicuramente dei punti in comune, ma allo stesso tempo un incremento in quanto a brutalità e velocità. Siete d’accordo?
Senza ombra di dubbio hai centrato in pieno le differenze. Il nostro nuovo lavoro, oltre a essere stato in lavorazione per molto tempo, è sicuramente più curato in tutti suoi punti, portandoci a definirlo un lavoro molto più maturo e brutale del predecessore.

Rimanendo in tema “Pray For An Afterlife”, il video su YouTube ha quasi 650.000 visualizzazioni. Si tratta di un ottimo risultato. Qual è il vostro obiettivo con questa nuova fatica discografica?
Quello del video di “Pray For An Afterlife” è un traguardo che nessuno di noi si aspettava, sinceramente siamo ancora increduli quando leggiamo il numero delle visualizzazioni. Con “Human Abuse” vogliamo espandere la nostra fan base ancora di più, cercando di accaparrarci anche l’ascoltatore un pochino più old-school. Certo ripetere quel numero di visualizzazioni non è cosa semplice, ma mai dire mai!

Spesso nelle recensioni si parla di influenze, noi recensori utilizziamo dei termini di paragone per rendere l’idea della proposta musicale, ma poi le band quanto si rispecchiano in questi accostamenti? Voi come definireste il vostro sound?
Guarda, sinceramente io non conosco una band che faccia quello che facciamo noi, ci sono tante influenze che, una volta concentrate nei nostri pezzi, esplodono in qualcosa che secondo me si può definire originale. Questo è un parere mio che può anche non essere condiviso. Se dobbiamo etichettarci in un genere direi death/slam/core, che a dire il vero sono tre generi musicali.

Come mai avete scelto l’auto produzione per l’album? Sono certo che non saranno mancate offerte da parte di etichette…
Ci sono state fatte delle offerte, ma non le abbiamo ritenute soddisfacenti, quindi abbiamo deciso di autoprodurci (tutto il lavoro è stato fatto nello studio di registrazione del nostro chitarrista Sab, gli Underroom Studios) per investire poi nel pubblicizzare l’album e, magari, finanziare possibili tour.

“Human Abuse” è un album la cui tensione emotiva si attesta costantemente su livelli elevati, quali sono le sensazioni che intendete trasmettere con la vostra musica? Parliamo di “vibrazioni”, ma anche di messaggi che viaggiano attraverso i testi…
Con “Human Abuse” vogliamo arrivare dritto al sodo della questione: far capire quanto l’uomo stia distruggendo sé stesso e tutto ciò che lo circonda. Non è un album nel quale puoi trovare risposte, è un album prettamente di denuncia, deve servire a far capire quanto stiamo giocando con la vita dell’intero pianeta e di tutto quello che esso stesso contiene. Questi testi, affiancati a una musica dura ed efficace, possono riuscire nell’intento di far capire quanto ci vogliamo male.

A proposito di testi… potreste parlarmi de “Gli Anni Di Piombo”? Come mai la scelta di cantare in italiano? E soprattutto affrontare questo tema…
Mi stai proprio chiedendo quello che volevo, perché “Gli Anni Di Piombo” è la canzone che ho più a cuore. Per il cantare in italiano, beh, lo volevamo fare da tanto tempo e ci è sembrato giusto farlo ora, su di un disco che porta con sé una notevole maturità artistica. Per quanto riguarda le tematiche posso dirti che sono un fan sfegatato dei Poliziotteschi anni ’70 (mi raccomando, non si dice polizieschi!) che hanno sempre avuto come storyboard il caos che c’era in Italia durante quegli anni: stragi, estorsioni, rapine, rapimenti. Il testo l’ho scritto pensando a tutto questo e a quanto siano stati anni davvero bui per la nostra nazione, il che rientra nella tematica principale dell’intero disco.

I vostri brani hanno una dimensione decisamente live, nel senso che la struttura si presta a scatenare circle pits, mosh pit, insomma a scavare “pits”, in generale hanno un grande livello di coinvolgimento. Ma cosa accade durante i live?
Su YouTube c’è qualche video che rende l’idea, soprattutto quello di un wall of death durante un concerto nella nostra città d’origine, Vasto. Ti dico solo che al nostro ultimo live a Pescara, durante “Guttural Funeral Dance”, si è creato un trenino tipico delle feste di fine anno! Insomma, accade tutto quello che non ti aspetti.

Tre brani vedono altrettante guest di caratura elevata, potreste parlarmi di queste collaborazioni?
Per “Choking The Last Breath” abbiamo alle clean vocals la partecipazione di Alessandro Falà dei Sawthis che, essendo un nostro grande amico, non ha esitato un istante a incidere qualcosa per noi. In “Slam Against The Injustice” abbiamo Radim degli Spasm, conosciuto di persona al Fulnek Festival in Repubblica Ceca dove noi eravamo co-headliner insieme a loro, grande persona, un vero mito e non poteva che partecipare in un pezzo pieno di squeals e gutturals. Per finire abbiamo Julien dei Benighted in “The Tragedy Of The Guns”, per noi è stato un vero onore avere un king del brutal/death come guest per questo pezzo, davvero una chicca.

Rimanendo in tema Alessandro Falà…ma alla fine la gara di rutti con lui e Gaetano Ettorre dei Sawthis, con arrosticini e “My Own Summer” dei Deftones in sottofondo, chi l’ha vinta?
Dal video pare che io abbia alzato per primo la lattina vuota, pare! (risate)

Torniamo seri… progetti per il futuro? Come verrà supportata l’uscita di “Human Abuse”? Ci sarà un nuovo video nei prossimi mesi oltre a date live estive?
Posso dirvi in anteprima che usciremo a breve con un lyric video (sono cattivo e non vi dico per quale canzone!), poi saremo live con Suicide Silence e The Black Dahlia Murder a Pisa il 23 luglio. Oltre a questo stiamo pianificando tutte le date a supporto dell’album, sperando di riuscire a mettere in piedi un bel tour promozionale.

Ragazzi vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso, a voi le ultime parole di questa intervista… Mi raccomando… Defend Pig Squeals!!!
Grazie mille Metal In Italy per lo spazio concessoci, difenderemo sempre l’onore del Pig Squeal, sia in Italia che nel resto del mondo. Un saluto a tutti i nostri fan che continuano a seguirci e a supportarci. Stay BREEEEE!