I Virtual Symmetry hanno profuso tutte le loro forze per la realizzazione del debut “Message From Eternity”, gli sforzi sono stati ampiamente ripagati da un risultato finale impeccabile e curato in ogni particolare. L’ossatura del sound è sicuramente Progressive, ma la band ama spaziare e toccare diversi punti dell’universo musicale, tanto da concludere l’album con una vera e propria orchestra.
Non ci troviamo dinanzi ad uno spettacolo circense, nel quale ognuno cerca di far bella mostra delle proprie capacità, qui tutti collaborano per la stessa causa. Ecco che i brani fanno largo uso di melodie, ma c’è spazio anche per l’aggressività e la ricercatezza sonora, c’è tanta voglia di esplorare e mettersi in gioco, senza per forza rimanere nella zona di sicurezza che porta ad un risultato certo.
Non è un mistero che i Virtual Symmetry abbiano qualcosa in comune con i Dream Theater, non mi riferisco solo alla presenza di Jordan Rudess in una delle tracce, ma anche all’approccio nei confronti della composizione, che riesce ad essere articolata, ma allo stesso tempo fruibile non solo agli amanti del genere. “Message From Eternity” è un album nato già grande, perché elaborato e ben dosato in ognuno dei suoi ingredienti, superfluo dire che si tratta di una release consigliatissima.
Track By Track
“Darkened Space”
Come suggerisce il titolo, la traccia d’apertura ci catapulta in un’atmosfera spaziale, tradotta in note da suoni sintetici che descrivono melodie ansiogene. L’ambientazione è così carica di tensione, il tutto evolve in un crescendo di suoni che si accavallano tra loro, mantenendo comunque intatta l’ossatura del tema fondamentale.
“Program Error (We Are The Virus)”
Naturale proseguimento della prima traccia è “Program Error (We Are The Virus)”, che vede la partecipazione di Jordan Rudess dei Dream Theater. L’incipit continua a mantenere intatta l’atmosfera, l’andamento del brano è regolare, le linee vocali sono accattivanti e rimangono ben impresse nella mente. Il resto della band svolge un grande lavoro: in primo piano sicuramente keyboards e chitarra, ottima nella parte solista, perfetta nel refrain che chiede di essere cantato a squarcia gola. Il ritmo si fa incalzante dopo i tre minuti, mettendo così in mostra la sezione ritmica che determina un’accelerazione bruciante. Ci avviamo verso l’ultima parte del brano, sottolineata dal alcune battute in cui a giocare un ruolo fondamentale troviamo voce, piano e basso. Ciò che segue è un intricato rincorrersi tra chitarra e tastiere, i musicisti fanno sfoggio delle proprie capacità tecniche, con parti soliste di grande effetto.
“Soul’s Reflections”
Non c’è solo Progressive a scorrere nelle vene dei Virtual Symmetry, ma troviamo anche un vena Rock che non può mancare. Questa componente emerge in “Soul’s Reflections”, traccia distensiva e carica di pathos. Ancora una volta ciò che balza all’orecchio è la cura dei particolari, perché è un piacere ascoltare ogni strumento svolgere il proprio compito e farlo in maniera impeccabile. Questi musicisti sanno come mettere in pratica la tecnica e porla al servizio di un progetto comune, infatti anche in questo caso l’insieme è piacevole e le soluzioni sono familiari, ma al tempo stesso fresche ed accattivanti. Ritmi sostenuti, ma non veloci, con accenti posti sui punti giusti, da rimarcare in questo senso il lavoro della batteria che sottolinea il chorus. Impeccabile la parte solista di chitarra, che non si accontenta di tante note messe in successione, ma preferisce una ricerca melodica raffinata.
“Pegasus”
Di questo brano abbiamo avuto modo di ascoltare un estratto la scorsa estate ed abbiamo avuto l’impressione che si trattasse di una composizione particolarmente articolata. Nell’ascoltare la traccia nella sua interezza emerge sì una marcata componente “tecnica”, sin dall’incipit Progressive nel vero senso della parola, ma che riesce successivamente a regalare emozioni, grazie anche al grande lavoro nelle parti vocali. Il riff portante della prima parte è davvero accattivante, così come l’arpeggio distorto successivo che ci prepara alla strofa cantata. Nel prosieguo del brano si alternano differenti sensazioni, passando da più cupe e spaziali ambientazioni ad aperture melodiche ariose. Come di consueto trovano spazio le parti strumentali, con tastiere e chitarra in bella mostra, ma se ci si sofferma su basso e batteria si può ascoltare un intenso lavoro svolto anche da questi due strumenti. Nel corso dell’assolo di chitarra la traccia raggiunge livelli di intensità elevatissimi, merito anche di una bruciante accelerazione nella parte finale, prima ovviamente di lasciare il posto all’ultima strofa cantata.
“You’ll Never Fall Again”
Sulle note di un piano che disegna melodie ovattate inizia “You’ll Never Fall Again”, in questo caso la sensazione predominante è quella di trovarsi dinanzi ad una power ballad dal sapore Progressive, che sembra portare nel DNA tracce dell’Heavy/Rock di qualche anno fa. Il basso è in evidenza e sostiene la ritmica, con la chitarra che ci regala arpeggi finemente cesellati con un suono clean. Ma la traccia non si esaurisce qui, perché ovviamente tornano le distorsioni, pronte a sottolineare una crescente intensità che dimostra quanto i Virtual Symmetry siano una band versatile, che non si limita a mostrare la tecnica. Il brano in questione è caratterizzato da una marcata componente emotiva ed intimistica, che fa perno su linee vocali accorate ed un tappeto musicale articolato, ma allo stesso tempo di grande impatto.
“Silent Sweetness”
Chiudete gli occhi, rilassatevi e lasciatevi trasportare dalle note del pianoforte. “Silent Sweetness” è un brano dedicato integralmente a questo strumento, che ci regala intense emozioni, una sorta di culla fatta di note che accompagna l’ascoltatore verso il capitolo finale dell’album.
“Message From Eternity”
La band ha deciso di concludere il viaggio con una vera e propria suite della durata di ben ventitre minuti. Questa lunghezza non deve spaventare l’ascoltatore, perché nel corso del brano non si ha il tempo di lasciar calare l’attenzione, dal momento che si susseguono atmosfere ed ambientazioni diverse tra loro. Ciò è dovuto alla grande capacità compositiva della band, che in questo caso viene coadiuvata anche dall’orchestra Sinfonietta Consonus, diretta dal Maestro Michal Mierzejewski. L’inizio è affidato ad una ricerca melodica raffinata ed impalpabile, ma dopo i primi due minuti ecco che avviene l’esplosione sonora, si ha la sensazione di essere investiti da mille colori. Il carattere sinfonico del sound dei Virtual Symmetry emerge qui chiaramente. Non si tratta di una composizione strumentale, perché torna l’accoppiata voce/piano che risulta ancora una volta vincente. I Nostri si lanciano in un crescendo coinvolgente, fino a raggiungere il picco di intensità emotiva, grazie ad una melodia sofferta. Le variazioni sono continue e contribuiscono a rendere ancora più dinamica la composizione. Dopo i primi quindici minuti viene messo in primo piano il lavoro svolto dall’orchestra, che sulle prime battute accarezza l’anima con soluzioni melodiche dal sapore nostalgico. Ma ancora non è giunta la conclusione del lavoro, perché c’è tempo ancora per un crescendo che riporta i ruoli in parità. Gli ultimi minuti pongono ancora più enfasi sul carattere “cinematico” del sound dei Virtual Symmetry, i quali si lanciano in un epico finale carico di enfasi. Senza dubbio il modo migliore per concludere un lavoro di grandissimo valore tecnico-compositivo, ma con, allo stesso tempo, tanto cuore ed emozione.