Gli Yarast sono delle furie non solo di nome, il loro monicker è proprio la trasposizione in russo del termine “furia”, ma anche di fatto, dal momento che il loro esordio sulla lunga distanza “Tunguska 1908” è un ottimo esempio di Death Metal, che coniuga la parte più veemente del genere con qualche inserimento velatamente melodico.
Dal punto di vista concettuale la band è profondamente influenzata dalla cultura russa, oltre che nel nome se ne vedono i segni nell’artwork e nei testi, che si rifanno alla Guerra Fredda, cercando anche di immaginare un mondo non dominato dalla cultura anglosassone. L’album è stato registrato presso i 16th Cellar Studio da Stefano Morabito, il sound che ne è uscito fuori è davvero abrasivo, quasi asettico, ma dotato di una potenza devastante. Molto è dovuto alla batteria, pulita e pompata allo stesso tempo, ma non sono da meno le chitarre, la cui distorsione ha un sapore decisamente Thrash Metal. Questa componente si riflette anche nelle composizioni: David Ceccarelli e Daniele Foderaro hanno tirato fuori riff molto accattivanti, pesanti e dotati di Groove, non disdegnando passaggi veloci. Pregevoli anche le parti soliste, che non svolgono un ruolo primario pur essendo molto efficaci.
La voce di Matteo Boccardi ha un timbro perennemente cavernicolo, che ben si adatta al resto degli strumenti e contribuisce a completare un quadro dalle tinte oscure. Gli Yarast, infatti, non mirano esclusivamente all’annichilimento, ma riescono a creare atmosfere asfissianti, condite in qualche caso anche da inserimenti di chitarra acustica.
Tra i brani da citare sicuramente la title track “Tunguska 1908”, “Распyтица” (Rasputiza), “Deserter” e “Retaliation”, anche se tutte le composizioni dimostrano un elevato grado di coesione e coerenza tecnico – compositiva.
“Tunguska 1908” è, pertanto, un album ben fatto, molto curato e sopratutto di grande impatto. Pur inserendosi nel solco di una determinata tradizione, Death/Thrash, non è una riproduzione di cose già sentite, ma gode di una personalità definita.